Ricordando Anna Politkovskaja, donna spesa per i diritti umani
“Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano” (A.P.). (Claudia Gorgoglione)
Donna che onora l’intera sessualità femminile fatta di pensieri ed azioni ponderate ed intelligenti e che ben si discosta dalle frivole immagini di donne che ogni giorno trovano spazio nella politica, alla nostra tavola attraverso un programma televisivo; Donna che rende magnifico l’esser Donna, Donna coraggiosa e capace, sensibile e attenta, manipolatrice e consegnataria di verità, la stessa verità che le è costata la vita.
Anna Politkovskaja diviene un simbolo dopo che una mano incauta la condanna a morte nel suo ascensore, cinque anni fa. È il 7 ottobre del 2006 ed il mondo del giornalismo, il mondo della difesa dei diritti umani, il mondo dei pacifisti e dei più deboli, il mondo fatto di donne vere, viene privato di una delle voci (e delle penne) più importanti ed attive esistenti.
Nata 48 anni prima a New York, la Politkovskaja studia giornalismo all’Università di Mosca, facendone il suo mestiere e la sua principale ragione di vita, un’arma che si rivelerà essere a doppio taglio ma che le consentirà di vivere secondo i suoi principi e la sua morale. Dalla parte delle vittime civili in Cecenia, Anna sferra critiche violentissime nei confronti dell’imposizione russa tra i ceceni e sui documentati abusi commessi sulla popolazione civile. I suoi libri raccontano, parlano e sparlano di ingiustizie fisiche e morali con l’occhio attento di una reporter apparentemente fredda ma meravigliosamente vera. Il suo naturale talento investigativo viene riconosciuto da numerosi premi e riconoscimenti di cui postumo il Premio Terzani nel 2007. Sebbene il suo lavoro certosino fosse apprezzato in tutto il mondo, come i suoi articoli sulla Novaja Gazeta, Putin – sul quale la giornalista aveva espresso pesanti critiche in diversi libri – definisce le sue “indagini” inutili. Se inutile può definirsi la difesa dell’uomo e la passione per il proprio lavoro.