Raid mafioso contro il Campo della Legalità a Latina: è già ora di rimettersi in piedi

di Vinicio Marchetti

Rabbiose e sincere le parole di Antonio Turri, responsabile dell’associazione Libera per la regione Lazio ed ex-poliziotto: “Andremo avanti lo stesso”. (Vinicio Marchetti)

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Il Campo della legalità a Latina, devastato la notte del 21 ottobre, era stato inaugurato appena il 18 luglio scorso con la presenza, tra i tanti, anche di Don Luigi Ciotti, ed era intitolato a Serafino Famà, vittima innocente di mafia.

Le parole pronunciate dalla figlia Flavia all’apertura, appena tre mesi fa, ora sembrano quasi fuori luogo: “E’ il preciso segnale, forte ed evidente, di quanto questa terra abbia bisogno di legalità”.

Nonostante i danni siano stati ingenti, l’opera di ricostruzione ha già avuto inizio. Sarà veramente dura, guardando cosa è rimasto di questo magnifico centro situato nel pieno del Borgo Sabotino. Vetrate e sanitari completamente distrutti, impianto elettrico troncato, sala proiezione ridotta in briciole.

Per capire cosa rappresenti il Campo della legalità, simbolo dell’abusivismo edilizio, sequestrato a un pescatore nullatenente nell’aprile 2011, basta ascoltare le parole cariche di sofferta ironia di Antonio Turri: "Tutto questo è stato realizzato da due nullatenenti: uno fa il pescatore e ha detto di aver creato una struttura dal valore di centinaia di migliaia di euro con i risparmi di una vita e l'altro vive in una baracca". Senza pause, tra voglia di riscatto e lacrime di rabbia, Turri continua: “Hanno cancellato tutto un anno di lavoro ma non ha importanza, andremo avanti lo stesso”.

I risultati delle indagini hanno dimostrato che l’attacco è stato portato, con preparazione e velocità, da almeno dieci elementi che conoscevano già dove andare a colpire e, soprattutto, il momento opportuno per farlo. Il raid, appare una certezza, è stato concepito e condotto a termine in maniera “scientifica”, come un classico messaggio mafioso. I clan di Latina, infatti, avrebbero ricavato solo danni nell’appiccare un incendio all’interno dell’edificio. Il gesto sarebbe stato lampante e facilmente notato e condannabile. Il vandalismo, invece, fa molto meno rumore, crea i medesimi danni e il segnale, per coloro cui era diretto, è forte e chiaro.

Nonostante la sua giovanissima età, il Campo per la Legalità aveva già iniziato la sua opera di “bonifica” dell’aria. I giovanissimi vi si ritrovavano, Libera aveva fatto in modo che i gruppi scout potessero svolgere al suo interno gli incontri anti-mafia e, la figura di Antonio Turri rappresentava già una garanzia di professionalità, dedizione e impegno per combattere l’oppressione mafiosa. Non abbiamo il minimo dubbio che, in brevissimo tempo, come la fenice risorge dalle sue ceneri, anche il Campo per la Legalità potrà riprendere la sua impresa.

(foto: repubblica.it)