Nonnismo a Spinaceto, sconcertanti dichiarazioni di un ex poliziotto

di Ornella Esposito

Un agente dei Nocs, stanco dell’ ennesima vessazione, ha denunciato ai magistrati di Roma le violenze subite nella caserma di Spinaceto dove vengono addestrati i rambo nostrani. Vere e proprie torture, stando alle dichiarazioni, di cui i vertici sarebbero a conoscenza da sempre. (Ornella Esposito)

nonnismo Sembrano il remake di “Codice D’Onore”, un film di qualche anno fa interpretato da Tom Cruise, Jack Nicholson e Demi Moore, le dichiarazioni rilasciate da un ormai ex agente dei Nocs, il nucleo operativo centrale di sicurezza della nostra polizia, il reparto speciale dedito a missioni molto pericolose quali Il contrasto ai sequestri di persona e agli attentati o le catture dei latitanti.

Secondo il testimone, nella casema di Spinaceto vigerebbe una sorta di “codice rosso”, ossia un codice di comportamento parallelo a quello ufficiale, che andrebbe ben oltre il nonnismo per sconfinare in sevizie fisiche e psicologiche, ad opera del “sottocomando”, un gruppo di agenti dei Nocs dedito a stabilire le regole ed il sistema di potere all’interno della caserma. Anche attraverso modalità del tutto personali, come ad esempio la cosiddetta “anestesia”, che consisterebbe nel percuotere violentemente una parte del corpo fino alla perdita della sensibilità e a morderla a denti molto stretti. E non solo questo, soprattutto non da adesso.

In seguito alle denunce dell’ex poliziotto, la Procura di Roma nei mesi scorsi ha aperto un’indagine ed il quotidiano La Repubblica ha condotto un’inchiesta sull’inquietante vita all’interno della caserma, pubblicando le foto schock delle sevizie e raccogliendo la testimonianza di alcune vittime. A cosa servirebbero queste pratiche violente? Semplicemente a capire se l’agente-vittima è un vero duro, degno dunque di appartenere agli invincibili Nocs? Possibile che nessuno abbia mai visto e sentito niente? A quanto pare i dirigenti sarebbero bene a conoscenza degli atti di violenza, ad essi denunciati dall’ex agente prima che alla magistratura, con il risultato di un trasferimento per “incompatibilità ambientale” del denunciante.

Ma queste denunce gettano anche una nuova inquietante luce sulle morti di alcuni agenti di Spinaceto, come quella di Paolo De Carli, sparatosi tre anni fa in caserma o quella di Samuele Donatoni, colpito da un proiettile la notte del tentativo di cattura dei sequestratori di Soffiantini. Due inchieste furono aperte su questa vicenda, portando a conclusioni opposte: una che ad ammazzare la testa di cuoio fu un sequestratore, l’altra che il colpo mortale fu inferto dal “fuoco amico”, qualche collega alle spalle di Donatoni. La verità sembra ancora avvolta nel mistero.

Divergenti anche gli approcci alla vicenda dei maggiori sindacati di polizia. La Silp Cgil si augura che gli episodi di Spinaceto alla ribalta delle cronache, se accertati, siano isolati e relativi a poche “mele marce” ma non nasconde perplessità circa la scelta di affidare al Prefetto, considerato parte in causa, l’indagine interna sui presunti reati. Il Siulp, per bocca del suo segretario generale, dichiara di avere piena fiducia nella magistratura e di essere convinto che non esistono casi di “nonnismo” all’interno dei corpi di polizia.

Sarà la magistratura, che ha delegato la Digos per le indagini, ad accertare la verità. Sicuramente questa oscura vicenda non è un film, e temiamo non ci sarà il Jack Nicholson di turno a confessare, stremato, la verità così da porre fine alle pratiche barbariche ed espellere le “mele marce” da un illustre e meritevole corpo speciale.