Egitto al voto dopo l’era Mubarak. Massiccia l’affluenza alle urne, in testa i Fratelli Musulmani

di Ornella Esposito

Concluse in Egitto le operazioni di voto della prima tornata elettorale. In testa il partito dei Fratelli Musulmani, intanto gli scontri in piazza Thain sono ancora violenti dopo una giornata di quiete. (Ornella Esposito)

elezioni-in-egitto Si è conclusa due giorni fa, in un clima di tensione altalenante, la prima tornata del lungo iter elettorale per la nascita del nuovo governo post Mubarak. Alla vigilia dell’apertura delle urne, si erano consumati scontri violenti in piazza Thain durante i quali perdevano la vita 41 persone, mentre le due giornate di voto si sono svolte in perfetta calma per poi ritornare ieri il clima di alta tensione per i nuovi scontri in piazza Thain che hanno registrato circa 80 feriti.

Le operazioni di voto erano iniziate il 28 Novembre e conclusesi il giorno successivo. In questa prima fase 45mila egiziani sono stati chiamati ad esprimere la propria preferenza per l’elezione di 508 deputati dell’Assemblea del Popolo o camera bassa in 9 governatorati su 27 tra cui quelli del Cairo, Alessandria e Luxor. Il sistema di voto è lungo e complesso ed inizia in questo anno per concludersi nel Marzo di quello successivo. Dopo l’elezione dei rappresentati della camera bassa che si concluderanno l’11 gennaio, si passerà a quella dei rappresentanti della Camera alta, meglio nota come Consiglio della Shura. Gli eletti a loro volta dovranno nominare un ristretto gruppo di rappresentanti per redigere la costituzione.

Oltre 40 i partiti in campo, una parte dei quali nati in seguito alla rivoluzione, e che schematicamente possono essere suddivisi in quattro grandi coalizioni: i partiti islamisti, i liberali, i partiti giovanili e quelli si sinistra.

Il Partito islamista, denominato “Libertà e Giustizia”, è il braccio politico dei Fratelli Musulmani e gode di un forte consenso tra le fasce più deboli della società, l’ala liberale è rappresentata dal partito della corrente religiosa musulmana dei salafiti i quali non lasciano spazio a nessun tipo di minoranza; i partiti liberali sono quelli con una cultura più occidentalizzata in quanto i loro esponenti si sono formati all’estero mentre i partiti giovanili, figli del post rivoluzione, portano avanti programmi incentrati sulle riforme sociali e le nazionalizzazioni.

L’affluenza alle urne è stata massiccia, sin dalle prime ore del mattino si sono viste lunghe file fuori ai seggi elettorali, tra le quali si scorgevano molte donne. Tante anche le persone che hanno dichiarato di non essere mai andati a votare negli anni addietro e che, dopo Mubarak, sperano in un reale cambiamento. Le operazioni di voto si sono svolte in un clima assolutamente pacifico e, dai risultati parziali, il partito in nettamente in vantaggio, con il 50% delle preferenze, è quello legato ai Fratelli Musulmani, dato già per favorito in campagna elettorale, seguito dal partito della corrente salafita.

L’ascesa di “Libertà e Giustizia”, presenza da sempre massiccia e capillare sul territorio, desta qualche preoccupazione tra i partiti di opposizione e non solo, in quanto corre voce che i Fratelli abbiano stretto accordi sottobanco con i militari, quelli, per intenderci, contro i quali si sono scagliati i giovani egiziani in piazza Thian in questi giorni. Inoltre, sono note le posizioni filo palestinesi del partito che potrebbero generare tensioni con alcuni paesi, tra cui gli Usa.

Le opinioni in merito all’ascesa dei fratelli musulmani, seguiti dai salafiti, sono diverse e contrapposte, ma sicuramente un dato certo è registrabile, per lo meno da queste prime consultazioni elettorali: i giovani della primavera araba non hanno ottenuto il successo sperato. I partiti di sinistra e progressisti non hanno registrato forti consensi e sembra quasi che il vento della speranza del cambiamento, sollecitato proprio da partiti “sconfitti”, soffi un po’ più piano rispetto al ciclone che fu, appena pochi mesi fa, la primavera araba.

Ma si attenderà l’altra primavera, quella del Marzo 2012, per le valutazioni definitive sul prossimo futuro dell’Egitto liberato, o quasi.