Il Cairo a ferro e fuoco, scontri durissimi tra giovani manifestanti e forze armate

di Ornella Esposito

Sesto giorno di scontri al Cairo tra manifestanti e forze militari, intervenute con sassi, tegole e bottiglie per dissuadere la folla che chiede, da tempo, il passaggio dei poteri dalle mani dei militari a quelle dei civili. (Ornella Esposito)

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Sassi, bottiglie, fumo e fuoco, questo si vede dai video che girano sul web degli scontri in corso tra i giovani egiziani e i militari, ancora al potere nell’Egitto del dopo Mubarak. La situazione nella capitale è incandescente e non da ora: nei giorni che avevano preceduto la prima tornata elettorale dell’Egitto liberato, si erano registrati oltre 40 morti in piazza Tharir, divenuta ormai il simbolo della protesta.

Al termine della seconda tornata per le elezioni della Camera Bassa, che vede in testa il partito dei Fratelli Musulmani, si contano oltre 10 morti e 250 feriti, tra questi moltissimi giovani, assoluti protagonisti del risorgimento egiziano. I militari, secondo molte testimonianze, hanno usato violenza verso i manifestanti con pietre, oggetti metallici ed armi. Scalpore ha poi suscitato l’immagine di una donna spogliata del suo velo, non coperta dal vestito lungo e trascinata in reggiseno per strada.

I motivi della protesta sembrano celare, neanche troppo, la paura che eliminato un rais se ne sia insediato subito un altro: Tantawi, capo militare e detentore dei poteri presidenziali, mandante dei militari in tenuta antisommossa che stanno fronteggiando con le armi i giovani manifestanti. Il capo militare, nel passato, ha giocato un ruolo importante in Pakistan, dove il potere è passato ai civili ma l’esercito ha facoltà di intervenire in qualsiasi momento se si tratta di importanti affari di stato.

Dinanzi alla città messa a ferro e fuoco, tre
componenti del Consiglio Consultivo, nominato due settimane fa dai militari al potere per dare sostegno al governo Ganzouri, si sono dimessi per protesta verso i metodi dei militari mentre il candidato premier, Mohamed el Baradei, ha condannato senza appello l’uso della violenza verso i manifestanti.

Reazioni di sdegno si sono avute anche da parte degli USA, per bocca del segretario di Stato Hillary Clinton che in particolare ha definito vergognosa la violenza sulle donne; gli ha fatto eco il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha parlato di uso eccessivo della forza, mentre il ministro degli Esteri inglese William Hague ha affermato che le violenze sono “in contraddizione con il processo democratico”. C’è, invece, chi parla di infiltrati tra i manifestanti e di qualche ferito da ambo le parti, mentre il premier Ganzouri considera gli scontri un “attacco alla rivoluzione” cui il governo non vuole rispondere con la violenza. Intanto, anche stanotte si sono registrati duri scontri in piazza Tharir, sul web impazzano video e foto di militari in tenuta antisommossa che intervengono con l’utilizzo della forza, e le donne egiziane ieri sono scese in piazza per protestare contro le violenze subite dai militari.

L’Egitto libero non sembra sentirsi ancora tale, e dovrà attendere un’altra primavera, quella del 2012, per vedere chi prenderà definitivamente in mano le redini del paese.

(foto:sky.it)