Stagisti, un esercito di giovani non retribuiti
Dibattito infuocato sui tirocini non retribuiti nel Regno Unito. Ma cosa succede in Italia? Per Angelo Savio, Segretario generale NIDIL Cgil di Napoli, “oggi, insieme alle tipologie contrattuali atipiche, lo stage rappresenta un modo per nascondere una realtà di sfruttamento e violazione delle norme sul lavoro”. (Ivana Vacca)
Arrivare al primo stadio del percorso occupazionale non è mai stato così difficile per i giovani inglesi. Nick Clegg, il Vice Primo Ministro britannico, lo scorso Aprile, ha portato alla luce la pratica dei tirocini assegnati attraverso le mediazioni da parte dei genitori, piuttosto che attraverso requisiti di merito. Lo stesso Clegg ha rivelato di aver avuto una mano quando suo padre, banchiere, aveva sussurrato una parola all'orecchio di un amico grazie alla quale il giovane Nick finì a svolgere un tirocinio presso una banca finlandese.
Oggi la polemica non arretra dispiegandosi su due livelli. Da un lato riguarda la consuetudine delle organizzazioni di impiegare stagisti senza pagare loro il salario minimo, che sarebbe di £6.08 all’ora, circa €7.20, o al massimo di concedere loro un rimborso spese. Dall’altro la convinzione che il tirocinio così attuato è a solo vantaggio della carriera dei rampolli delle famiglie benestanti che possono permettersi di non lavorare. Laddove non si ha un background privilegiato tale da poter entrare nei settori professionali più redditizi e potenti, si tratterebbe solo di lavoro non pagato senza nessuna prospettiva futura.
Secondo il Vice Primo Ministro inglese gli stagisti andrebbero pagati almeno il salario minimo perché questa sarebbe la condizione di base per favorire una mobilità sociale altrimenti impossibile. Ma un gruppo di ex stagisti gli ha ricordato di aver lavorato gratis per il suo partito in occasione dell'ultima campagna elettorale e pare siano proprio le istituzioni statali, o finanziate dallo Stato, in particolare quelle del settore culturale e sportivo, a reclutare il maggior numero di tirocinanti. Da quanto emerge dalla recente indagine della parlamentare laburista Luciana Berger, sono 884 gli stage non pagati negli ultimi due anni, attuati da 34 organizzazioni finanziate dal Dipartimento per la Cultura, Media e Sport. A fare da capolista ci sarebbero le Tate Galleries che utilizzano regolarmente 120 stagisti non pagati all’anno, mentre 89 sarebbero quelli impiegati al National Museum of Science and Industry. La Olympic Delivery Agency, che si occupa delle infrastrutture per i Giochi Olimpici, quest'anno ne ha ingaggiato 21 e solo cinque musei, fra i quali il British, non hanno preso stagisti nel 2011. In aumento sarebbe il lavoro non retribuito da parte dei giovani anche nei settori del design e del digitale. La crisi economica non fa ben sperare, laddove anche le istituzioni culturali stentano ad andare avanti, ma “è vitale – ha dichiarato la Berger – che il governo per primo offra, ovunque sia possibile, il salario minimo nazionale”.
In Italia ampiamente diffusa e documentata è la pratica di scambiare il momento formativo con quello lavorativo ma nessuno “scandalo tirocini” è stato urlato a gran voce dai media. Sono state, però, introdotte recenti novità, al fine di garantire maggiore tutela e limitare gli abusi. A fronte della nuova normativa in materia gli stage possono essere attivati solo “da soggetti in possesso degli specifici requisiti previsti”, inoltre i “tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a 6 mesi, proroghe comprese, e possono essere promossi unicamente a favore di giovani neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre 12 mesi dal conseguimento del relativo titolo di studio” (art. 11 del D.L. 13 agosto 2011, n.138).
Angelo Savio, Segretario generale NIDIL Cgil di Napoli, dichiara che “la Camera del Lavoro Metropolitana di Napoli e NIDIL Cgil, denunciano da sempre l’uso di stage e tirocini nelle aziende come lavoro gratuito e sottopagato in sostituzione di personale dipendente”. Inoltre chiarisce che “gli stage sono un'ottima opportunità per l'inserimento nel mondo del lavoro ma la normativa attuale non è poi così rigida e consente alle aziende meno oneste di sfruttare a proprio favore i tirocinanti sostituendoli a ripetizione”. Il consiglio è quello di “interrompere l'esperienza di stage anche prima del termine contrattuale e poi subito denunciare la questione agli uffici vertenze che sono presenti presso ogni sindacato e presso le camere del lavoro”. Tuttavia “a fronte delle molte violazioni c'è una bassa percentuale di denunce. Lo stage non è concepito come un vero e proprio rapporto di lavoro e l'idea di reclamare e far valere i propri diritti non è generalizzata”.
Infine, dichiara Savio, “il punto focale rimane l'attuale legislazione che conferisce più vantaggi alle aziende che agli stagisti. Per questo chiediamo alla Regione una nuova normativa volta a introdurre sanzioni per chi non rispetta le regole e a rafforzare i limiti sulla durata massima dello stage. Chiediamo che lo stage rappresenti un modo per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, che ci sia una certificazione delle competenze acquisite e che sia previsto per gli stagisti un rimborso spese di almeno 400 euro. Chiediamo inoltre incentivi per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani tra i 18 e i 30 anni che hanno concluso il periodo di stage”.