Lo stato evade i cittadini

di Enrico Maria Borrelli

Dopo il blitz della Guardia di Finanza a Cortina d'Ampezzo dello scorso primo gennaio, per inaugurare l’anno nuovo all’insegna del rigore fiscale, riemerge il tema del rapporto contributivo tra i cittadini e lo Stato. (Enrico Maria Borrelli)

Evasione Troppi evasori, sostiene il Governo, denunciando con le sue pubblicità progresso il danno che recano all’intera comunità, ai suoi servizi, ai suoi assistiti, alle pensioni e ai trasporti. Come contraddire una linea di rigore che punta a rimettere in sesto un Paese in grave crisi economica?

Chiunque di noi conviene sulla necessità che ognuno paghi in rapporto a quanto guadagna, ma è solo colpa degli evasori se l’Italia è in crisi? Sicuramente hanno la loro bella fetta di responsabilità e plaudiamo ad ogni iniziativa tesa a ripristinare la legalità nel nostro Paese. Tuttavia, sfogliando i giornali degli ultimi mesi, da quando cioè in Italia si è smesso di sostenere che i ristoranti e gli aerei fossero pieni di gaudenti cittadini e che la crisi fosse un fantasma creato dal pessimismo, si scorgono sovente le denunce di quell’Italia che lavora, che paga le tasse, che investe nella crescita del Paese. Denunce che non farebbero scalpore in questo momento di crisi generale se non fosse per il movente che le anima: lo Stato non paga i suoi creditori.

La crisi degli enti locali, il loro collasso finanziario e i conseguenti dissesti, stanno mettendo in ginocchio l’economia del nostro Paese. E’ il caso della Sagifi Spa di Napoli che ha la sfortuna di aver vinto gare di evidenza pubblica con i comuni di Napoli e Caserta, con l’Azienda Ospedaliera Cardarelli, con l’ASL Na1 e NA3. Tra chi paga a 720 giorni e chi ha dichiarato il dissesto la Sagifi si trova a spendere senza incassare. E intanto ha dovuto mettere in cassa integrazione (in deroga) 39 lavoratori dei 224 addetti della società.

Ma anche la EP Spa, azienda leader nella ristorazione con il 98% del fatturato derivante da appalti pubblici, si trova nelle stesse condizioni. Senza tenere conto che gli enti pubblici, gli stessi che non pagano i fornitori, richiedono la regolarità contributiva dell’azienda (DURC) quale documento propedeutico al pagamento delle fatture.

Le banche, che fino ad oggi hanno sostenuto le aziende, concedono sempre meno spesso credito a chi lavora con enti pubblici. Comprensibilmente, visto che il totale dei debiti degli enti locali ammonta a circa 90 miliardi di euro, e in molti casi il debito non viene onorato bensì transato. Cosa vuol dire transato? Vuol dire che i creditori se vogliono riscuotere il loro credito senza adire le vie legali, ovvero attendere anni ed anni per una sentenza, devono rinunciare a parte del credito. Nei casi di dissesto finanziario i Commissari liquidatori sono autorizzati a transare il debito dell’ente dal 40 al 60% di quanto dovuto al creditore. A meno di prestazioni d’opera intellettuale, tutti i servizi prestati da società e professionisti hanno dei costi vivi, pensiamo ad esempio alle ristrutturazioni stradali, ai lavori edili in genere, all’assunzione di personale, alla somministrazione di mense e scuole, alla fornitura di materiale. Insomma, le aziende non hanno margini di profitto così alti da poter transare il 60% di quanto gli è dovuto. Dunque vanno in perdita, licenziano e, sempre più spesso, falliscono.

Lo Stato si tutela brandendo Equitalia come una clava contro gli evasori, confiscando beni e accendendo mutui sulle proprietà dei cittadini. Le aziende, ovvero i cittadini, possono provare a fare qualche decreto ingiuntivo comprensivo di pignoramento dei beni degli enti locali, ma a meno della difficoltà di monetizzare i beni pignorati si cercano disperatamente giudici che acconsentano a tale azione.

Che la classe politica degli ultimi vent’anni abbia dimostrato l’incapacità di favorire lo sviluppo economico ed occupazionale del nostro Paese è un conto, ma che sia addirittura causa di difficoltà economiche, al limite del fallimento, per tante aziende è cosa assai più strana. Auguriamoci che anche lo Stato decida di pagare i suoi contribuenti permettendogli di pagare così quanto dovuto allo Stato.