Il Governo vuole le liberalizzazioni, i tassisti scioperano, il Paese resta bloccato

di Enrico Maria Borrelli

Concordi sulle liberalizzazioni, più o meno, tutti gli italiani tengono tuttavia a ribadire l’importanza di scelte politiche coerenti e trasparenti. (Enrico Maria Borrelli)

tassisti_proteste Il Governo sussurra: liberalizziamo le licenze dei tassisti. I tassisti rispondono: alt, a tutta l’Italia! Non è mica questa la priorità del nostro Paese. Con tutte le categorie da liberalizzare, gli avvocati, i farmacisti, i commercialisti, perché partire proprio dai tassisti. Della stessa idea sono, per l’appunto, gli avvocati, i farmacisti e i commercialisti, tra i tanti.

Questo modo di pensare degli italiani, arricchito dal folclore talvolta molesto delle manifestazioni che lo accompagnano, riduce ogni tentativo di cambiamento alle corde dell’immobilismo. Eppure è una vergogna che un giovane intenzionato a fare il tassista debba pagare 180 mila euro la cessione di una licenza. Tutti i tassisti che l’hanno acquistata, accendendo persino mutui sulle proprie case o su quelle dei propri genitori, hanno invocato in quel momento un’Italia migliore, più libera e dunque più democratica.

Certo che una volta acquistata la licenza non si capisce il motivo per cui un altro dovrebbe averla gratis. Potremmo mai definire democratico un Paese in cui certe vergogne si abbattono solo su alcuni cittadini? Mal comune mezzo gaudio, insegna il volgo. L’abbiamo pagata noi, la paghino anche le future generazioni. "Per mio figlio desidero un futuro migliore, ma in questo Paese non vedo futuro, speriamo che emigri, all’estero si sta meglio." Sarà che è popolato da stranieri?

Con il fiato sospeso e le ginocchia tremule tutte le categorie professionali seguono l’esito della legittima protesta dei tassisti, pronti ad entrare in campo sostenendo, con ragioni diverse, la medesima battaglia.

Cambiano i governi, cambiano i tassiti, gli avvocati, i farmacisti e i commercialisti. Tutto cambia perché nulla cambi.

(foto: SkyTg24)