Gli F-35 sono un’opportunità per l’Italia, ma è necessaria una rivisitazione quantitativa del nostro impegno

di Enrico Maria Borrelli

Intervista a Edmondo Cirielli, Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. (Enrico Maria Borrelli)

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E’ ancora acceso il dibattito sull’adesione italiana al programma JSF (Joint Strike Fighter F-35) che costerà al Paese circa 15 miliardi di Euro per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35.

 

Abbiamo voluto approfondire i motivi che hanno condotto l’Italia ad aderire, dal 2002, ad un programma così costoso, passando per l’avallo dei governi di destra e sinistra. ServizioCivileMagazine intervista il presidente Cirielli e fa il punto della situazione.

Che ne pensa della vicenda F-35?
Il caccia F-35, rappresenta un importante progetto dal quale l’Italia si aspetta ricadute e progressi per nuove tecnologie, soprattutto in relazione a quella comunemente chiamata «stealth- invisibilità radar» , oltre che  per la cooperazione con gli Stati Uniti, nostro alleato storico, e anche sul piano economico per il lavoro che verrà prodotto dalla realizzazione e assemblaggio dell’aereo.
È bene chiarire inoltre che tale progetto si è sviluppato a partire dal 1999 con il governo D'Alema, con un ulteriore passaggio parlamentare del 2002, passando da un memorandum stipulato dal Governo Prodi e che, essendo già stati spesi oltre un miliardo di dollari, per il governo Berlusconi la scelta è stata obbligata. Desidero sottolineare, inoltre, il fatto che il programma rappresenta un impegno comunque assai rilevante che il Governo ha assunto in un periodo di grave crisi economica per l’Italia.

Che uso farà l’Italia di questi aerei?
Nella scheda che lo Stato Maggiore della Difesa ci fece pervenire era evidenziata la necessità di Aeronautica e Marina di sostituire la dotazione di circa 250 velivoli dell'Aeronautica (Amx e Tornado), nonché i 18 Harrier AV8B-Plus a decollo verticale della Marina, che le rispettive Forze armate provvederanno ad eliminare gradualmente a partire dal 2014. Inoltre in quella stessa scheda era  previsto che i primi F-35 sarebbero stati introdotti nella flotta aerea militare a partire dal 2014. Quindi l’uso è strettamente connesso alle rispettive esigenze di tali  Forze Armate.

Nel caso i nostri aerei attualmente in uso siano obsoleti, perché non acquistare un altro prodotto europeo tipo Typhoon?
Sono aerei di generazione diversa e l’impiego dell’ F-35 rappresenta un’ulteriore e futura tappa di ammodernamento della nostra flotta aerea rispetto al Typhoon. In verità, nella prima seduta di Commissione dedicata a questo programma, in qualità di Presidente della Commissione difesa, chiesi al Governo di chiarire le ragioni che erano alla  base della decisione di porre mano ad un gravoso programma di realizzazione di caccia di quinta generazione, non essendo ancora stato completato il programma relativo a quelli di quarta generazione, ovvero gli Eurofighter. Inoltre chiesi di dare risposte in merito alla scelta a favore di un programma basato sul criterio della best value, a paragone del programma Eurofighter che era tutto europeo e consentiva di dare pieno risalto alle aziende nazionali. Fu successivamente argomentato dal Governo che il principale motivo che ha determinato la partecipazione dell'Italia al Programma è stato il soddisfacimento dell'esigenza operativa redatta congiuntamente nel 2001 da Aeronautica e Marina. In tale nota si richiedeva un sistema necessario per operare nei futuri scenari prevedibili, che avrebbero richiesto spiccate caratteristiche net-centriche ed avanzatissime capacità di rilevamento e scambio di informazioni, con elevato grado di interoperabilità e supportabilità fuori area, aumentando il livello di sopravvivenza degli equipaggi nazionali e riducendo moltissimo l'evenienza di causare danni collaterali. In buona sostanza il Governo, ritenendo che  le future coalizioni internazionali avrebbero escluso di fatto i Paesi non  in grado di integrarsi, ed avallando tali scelte, ha ritenuto che l’Italia dovesse disporre di un assetto idoneo ad assolvere tutte le prevedibili tipologie d'intervento negli scenari futuri proprio per offrire un elevato contributo qualitativo in ambienti con spiccati requisiti net-centrici.
Per quanto riguarda la sovrapposizione con Eurofighter, lo stesso Governo ha fatto presente che la fase di produzione, grazie agli accordi che con i partners del programma europeo, e l'eventuale sovrapposizione, è estremamente limitata nel tempo in quanto la fine della produzione di EFA è praticamente allineata con l'inizio di quella del JSF.
Resta il fatto che il programma JSF non è in contrasto con Eurofighter, ma è ad esso complementare; si tratta, infatti, di velivoli di generazione diversa rispetto ad Eurofighter che non sarà mai in grado di esprimere alcune delle capacità di JSF.

I notevoli problemi di adattabilità di questa arma alle esigenze della nostra marina  saranno sacrificati sull’altare degli accordi con gli USA?
Da quello che mi risulta, all’inizio del 2011 anche gli USA hanno avviato una riflessione ed una attenta analisi dei costi-benefici inerente la produzione della versione a decollo verticale del F-35 (chiamato F-35 B). E’ ovvio che le esigenze della nostra Marina saranno tenute sempre nella massima considerazione.

Pensa che questa spesa, se pur giustificata, sia da considerare prioritaria per l’Italia di oggi?
Non è facile dare una risposta secca. Certo le difficoltà economiche dell’Italia sono una realtà e quindi i conseguenti tagli alla Difesa faranno ridurre tutti i progetti, compreso l’F-35 Lighting II.
D’altro canto la ricerca tecnologica è sempre utile, soprattutto nel settore Difesa, e l’Italia da sola non avrebbe certo le capacità di portare avanti simili progetti.
Partecipare al programma degli USA è stata quindi un’opportunità e lo sarà ancora ma, ripeto, una rivisitazione quantitativa sarà necessaria.