Il rapporto nazionale dell’Auser sulla condizione sociale degli anziani: gli effetti delle manovre economiche sugli over 65

di Ornella Esposito

Il “Rapporto sulle condizioni sociali degli anziani in Italia”, è stato presentato pochi giorni fa al centro convegni Carte Geografiche di Roma. Redatto dall’Auser in collaborazione con l’Associazione Ires Lucia Morosini, il rapporto traccia un identikit della popolazione anziana e mostra gli effetti delle manovre correttive sulle famiglie. Intervista a Michele Mangano, Presidente nazionale dell’Auser. (Ornella Esposito)

condizioni_sociali_anziani_italia Un vero è proprio tsunami economico e sociale sembra si stia abbattendo sulle famiglie italiane, in particolare quelle in cui sono presenti gli over 65. Tecnicamente, il decreto Salva Italia di Mario Monti ed i precedenti decreti milleproroghe del governo Berlusconi si chiamano manovre correttive, praticamente sono una forca al collo degli anziani italiani e delle giovani generazioni.

È quanto emerge dal “II Rapporto sulla condizione sociale degli anziani in Italia”, condotto dall’Auser in collaborazione con l’Associazione Ires Lucia Morosini e presento ieri a Roma. Secondo lo studio, a pieno regime della manovra Monti, nelle tasche delle famiglie italiane vi saranno 887 euro in meno all’anno che, sommati alle decurtazioni delle precedenti manovre, raggiungono la cifra di 3002, senza contare gli aumenti delle utenze. Ne parliamo nel dettaglio con Michele Mangano, Presidente nazionale dell’Auser, storica associazione che si occupa delle persone anziane.

Ci può illustrare, in breve, i punti salienti del “II Rapporto sulla condizione sociale degli anziani in Italia”?
Il dato che emerge è che gli anziani del nostro paese vivono una situazione di forte disagio. Vi sono 2.300 anziani che si trovano in condizioni di povertà assoluta e circa altri 3milioni che si avvicinano alla povertà relativa. Questo è il dato più preoccupante. C’è poi un altro elemento importante che viene fuori: la contrazione notevole dei consumi, energetici, relativi all’alimentazione,farmacologici. Stiamo assistendo concretamente anche a fenomeni di malnutrizione tra gli anziani, per il fatto che non consumano un pasto giornaliero adeguato e,contemporaneamente, ad un calo della prevenzione della cura della persona ossia  gli anziani rinunciano ad acquistare apparecchi sanitari o farmaci. A ciò si aggiunge un altro fenomeno: gli anziani che hanno acquistato casa con grandi sacrifici, oggi vendono la nuda proprietà per far fronte alle esigenze economiche,avendo ormai corroso tutti i loro risparmi. Inoltre, da una osservazione dei bandi comunali dell’anno 2011, registriamo la diminuzione dei servizi socio-sanitari erogati alle persone anziane.

Chi si farà carico della diminuita assistenza agli anziani?
Se ne farà carico il volontariato che,di certo, non si tira indietro. Questo,tuttavia, comporterà maggiori sacrifici per i volontari che dovranno sottrarre tempo alle loro famiglie.

Anziani e giovani sembrano legati da un doppio filo. Gli interventi sulle pensioni e le manovre correttive, hanno effetti diretti anche sulle nuove generazioni. Ci spiega meglio questo punto?
Il problema è legato al fatto che c’è una caduta verticale del lavoro per la fascia di età fino ai 26 anni. L’allungamento dell’età pensionabile, poi, fa tutto il resto e rende ancora più complicato il reperimento di un lavoro da parte di un giovane.
L’allungamento dell’età pensionabile incide negativamente anche sulle donne, già penalizzate dall’ingresso tardivo nel mercato del lavoro, da un salario mediamente inferiore, e da minori prospettive di carriera. L’allungamento dell’età pensionabile si traduce,in sintesi, in un aumento della disparità tra uomini e donne.
Stiamo assistendo ad un vero paradosso: gli anziani che hanno un reddito certo ossia la pensione, mantengono le giovani generazioni e sono quelli maggiormente colpiti dalle manovre correttive.

Cosa sarebbe necessario fare per ridurre gli effetti negativi della crisi economica sulle persone anziane? La lotta all’evasione, basterebbe?
Bisognerebbe agire con mezzi seri di contrasto alla povertà. La social card non può essere la soluzione ai reali e seri problemi della povertà nel nostro Paese. Sarebbe necessaria l’introduzione di un reddito minimo di inserimento e l’erogazione di servizi socio-sanitari integrati. Le risorse possono provenire dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, oltre a fare leva sulla patrimoniale. Queste risorse potrebbero essere usate per rilanciare l’occupazione, lo sviluppo e per l’erogazione dei servizi socio-sanitari alle persone anziane.

Per consultare il rapporto, è possibile collegarsi al sito www.auser.it.