Un focus sull’abbandono scolastico

di Roberta Albano

Intervista alla Preside Giovanna Zaccaria della scuola secondaria di 1° grado “G. Borsi – U. Prota Giurleo” di Napoli. (alr)

BORSI Ogni anno circa il 20% dei ragazzi in obbligo scolare lasciano prematuramente la scuola. Abbiamo chiesto il perché a Giovanna Zaccaria, da 3 anni Dirigente scolastico della Scuola Media Statale Borsi - Giurleo di Ponticelli, quartiere della periferia est di Napoli da sempre definito a rischio per i problemi di delinquenza che lo caratterizzano.

Preside, il fenomeno dell’ abbandono scolastico è una problematica molto sentita dalle istituzioni.
Certamente. Succede ancora troppo spesso di lasciare la scuola prima della fine dell’obbligo previsto per legge, ed il fatto che avvenga in una fascia d’età delicata crea ulteriori difficoltà di gestione.

In che senso?
I ragazzi rifiutano in questa fase di crescita l’appoggio da parte di persone adulte, seppure ne riconoscano l’importanza. Le stesse famiglie, in cui i ragazzi si riconoscono e si identificano, vivono un continuo conflitto con esse. Sostanzialmente, questo è un modo come un altro per affermare se stessi.

E in ambito scolastico?
Nella scuola questo fenomeno chiaramente si accentua, specie nelle platee difficili.

Perché?
Perché in zone come questa i ragazzi hanno un linguaggio costituito da aggressività, volgarità, minacce, e quindi risulta difficile anche farci capire da loro. Noi dobbiamo trovare un modo per interfacciarci con il loro linguaggio, e non è facile.

Perché secondo lei i ragazzi abbandonano la scuola?
Chi abbandona molte volte lo fa per cercare lavoro, pensando ad aiutare la propria famiglia. A volte invece si lascia perché avendo un lavoro ci si possono permettere tante cose che magari la situazione economica familiare non consente di avere.

Cosa fa la scuola in caso di abbandono?
Per legge, dopo 10 giorni di assenza, la scuola è tenuta a darne comunicazione agli assistenti sociali. Prima però facciamo un passaggio per la famiglia, e cerchiamo di capire perché un alunno non viene a scuola. Ma la difficoltà molte volte è già incontrare il genitore.

Come mai?
Perché spesso e volentieri il genitore esiste solo formalmente, ma praticamente non tutela gli interessi dei figli. Purtroppo, sono i genitori in primis a vivere delle situazioni molto difficili.

Ma i ragazzi “difficili” come guardano all’istituzione scolastica?
Questi alunni vengono a scuola non per studiare, o perché sanno che il loro dovere sia quello, ma soltanto per la paura di incorrere in altre situazioni incresciose che aggraverebbero già quella familiare. Alcuni alunni arrivano già nervosi al mattino per via della famiglia e scaricano gli attacchi che subiscono in famiglia e l’aggressività a scuola. Quella è la loro realtà, ma non tutti ne sono contenti. Molti vorrebbero qualcosa di diverso.

I ragazzi sentono vicina la scuola?
Beh, sì, riescono a capire che c’è un’intenzione della scuola nel far bene per loro, ma data le età e le situazioni pregresse sono, purtroppo, riflessioni che non vanno oltre il momento.

E le famiglie?
In un contesto del genere la scuola è l’ultimo dei problemi, o non lo è affatto. Molte volte i ragazzi non sono gestiti ma abbandonati a loro stessi. Magari passano l’intero pomeriggio in strada.
Ci capita tantissime volte di contattare i familiari del ragazzi sul telefonino, ed i genitori, conoscendo ormai il numero della scuola, non rispondono. E questa indifferenza verso la scuola viene sic et simpliciter trasmessa ai figli.

Vi è mai capitato di far tornare un ragazzo a scuola?
Si, laddove c’è un interesse da parte degli alunni riusciamo a recuperare un rapporto con loro e quindi a farli rientrare a scuola.

Come lo fate?
Creiamo un interesse nei confronti della scuola, li inseriamo in attività extra scolastiche: laboratori di teatro, di giornalismo, attività sportive, e spesso riscontriamo che alcuni di loro sono anche molto capaci in queste attività. Il problema è che anche se un ragazzo scopre nuovi interessi ed attività a scuola non li porta avanti. Per loro la scuola è un diversivo, questi ragazzi vengono a scuola soltanto per la paura di incorrere in situazioni incresciose, non perché sanno che il loro dovere sia quello di conseguire diploma di scuola media inferiore.

Un traguardo importante?
Per questa fascia difficile sì.

Qual è la cosa più problematica da fare nella sua scuola?
Essere attenti a tutti i casi difficili, senza mai perdere di vista le situazioni da risolvere.

E quella più bella?
Siamo sempre molto contenti quando riusciamo a far prendere la terza media ai ragazzi. Non solo per la sua valenza di “documento”, ma perché sia da monito per i ragazzi, perché insegni loro che esiste il cambiamento è possibile, con costanza e volontà.