Il rapporto di Almalaurea sui giovani e il lavoro: cifre sconfortanti

di Lorenzo Quilici

La situazione dei giovani si sa, da alcuni anni non è del tutto rosea. E rosei non sono neppure i dati che sono stati pubblicati martedì scorso da Almalaurea circa la condizione occupazionale dei giovani laureati. (Lorenzo Quilici)

giovani_studenti Il lavoro dunque è sempre più distante dagli orizzonti della gioventù della nostra nazione. Dopo i dati pubblicati dall’Istat sulla preoccupante percentuale di disoccupazione giovanile registarta a gennaio (il 31%) altri dati preoccupanti giungono dal quattordicesimo rapporto di Almalaurea: uno dei dati che farà dormire sonni poco tranquilli a chi ha incarichi governativi riguarda i laureati triennali: mentre nel 2010 la disoccupazione assediava il 16% di loro, nel corso dell’anno scorso i laureatitriennali “a spasso” sono aumentati di tre punti percentuali. Un altro dato sconfortante è la diminuzione tra i laureati occupati del lavoro stabile: infatti, godono di stabilità professionale solo il 42,5% dei laureati occupati di primo livello ed il 34% dei laureati specialistici.

Circa la busta paga anche qui è un tasto dolente: già basse in senso assoluto (si aggirano intorno ai 1100 euro mensili netti per i laureati di primo livello, 1050 per gli specialistici a ciclo unico e 1080 per gli specialisti 3+2), perdono potere d’acquisto rispetto alle rilevazioni inerenti al 2010. Il direttore di Almalaurea ha commentato i dati affermando che, mentre molti paesi dell’Unione Europea, come ad esempio Francia e Germania, hanno investito parecchio nelle professioni qualificate, in Italia ciò non è avvenuto.

Abbiamo intervistato, pr un commento a caldo dei dati, uno dei più gioveni consiglieri comunali del Nord Italia, Angelo Dulbecco di Imperia, secondo il quale è necessario in momenti di grande difficoltà essere capaci di adattarsi e quindi accettare proposte di lavoro non completamente rispondenti ai nostri dedideri, pur comprendo la difficoltà. «Chi si impegna per anni nello studio in un determinato settore – afferma Angelo - comprensibilmente vuole crearsi un futuro professionale in quel preciso ambito. Condivido in pieno l'esortazione al governo di investire in istruzione e cultura. Non è solo parlando di spread e deficit e riducendo la gestione ad un processo meramente contabile che si gestisce e si coltiva il futuro di una Nazione».