Donne e giovani, i soggetti più colpiti dalla depressione

di Stefania Galizia

Un’indagine della Kanthar Health che ha coinvolto più di 57 mila cittadini europei ha tracciato l’identikit di chi oggi è più colpito dalla depressione: sono giovani e disoccupati, molto spesso di sesso femminile. (Stefania Galizia)

depressione-giovanile Circa un italiano su dieci ha avuto a che far con la malattia nell’ultimo anno, un dato non molto diverso da quelli registrati negli anni scorsi perché la depressione semmai “oggi la conosciamo meglio rispetto al passato per cui ci accorgiamo di casi che prima restavano nell’ombra” osserva Liliana Dell’Osso, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa.

I risultati del sondaggio hanno fatto emergere che le cause sono rinvenibili in diversi fattori: l’aumento delle ore di lavoro dovute agli straordinari, la precarietà, la perdita del lavoro, la solitudine, la mancanza di una famiglia propria o la difficoltà a gestire impegni familiari e lavorativi, soprattutto per le donne.

La recente ricerca finlandese ha evidenziato come si stia abbassando l’età in cui questa malattia si presenta, in alcuni casi addirittura sotto i vent’anni, probabilmente anche per l’influenza determinata dall’utilizzo di sostanze di abuso, come alcol e droghe.

Risulta rilevante il dato che collega strettamente lavoro e depressione; da un lato ci sono i giovani che, pur se in possesso di titoli e competenze, faticano a trovare un’occupazione e quando la trovano è nella maggior parte dei casi precaria e mal retribuita, impedendo così loro qualsiasi possibilità di progettare il loro futuro o di costruirsi una famiglia. Dall’altro ci sono i lavoratori che hanno a disposizione sempre meno tempo per sé a discapito di una sana vita sociale indispensabile per mantenere un equilibrato livello di benessere psico-fisico.

E per le donne è ancor più preoccupante la situazione. Conciliare lavoro e famiglia, superare i pregiudizi da cui ancor oggi sono colpite, sostenere, talvolta, episodi di violenza domestica o di mobbing, sottopone il gentil sesso a stress profondo con il quale diventa duro convivere e le espone ad un rischio doppio di depressione grave rispetto agli uomini. Detto ciò tutti gli eventi di vita ad alto impatto emotivo, dai lutti, dall’interruzione di relazioni importanti ai problemi di tipo economico, agiscono sempre su una suscettibilità genetica alla malattia.

I depressi in molti casi soffrono di solitudine e sono più spesso single, divorziati, separati o vedovi. La percentuale dei fumatori e di chi in generale tiene uno stile di vita poco sano, è più alta tra coloro che sono ammalati di depressione; una quotidianità eccessivamente sedentaria, un’alimentazione scorretta e una serie di altre problematiche inerenti la salute, dai mal di testa ai disturbi del sonno fino al reflusso gastrico e alle dermatiti, accompagnano chi si trova in questo stato, conferma Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano.

Dal quadro descritto è possibile individuare un antidoto? Sicuramente la prevenzione di questa malattia consentirebbe di limitare gli effetti negativi dell’eventuale evoluzione in senso cronico, spiega Giulio Perugi, docente di Farmacoterapia psichiatrica all’Università di Pisa. In secondo luogo cure adeguate sono indispensabili per recuperare un pieno stato di salute psichica, ragion per cui tra le fasce sociali più svantaggiate si evidenziano le forme più gravi di depressione.