La Nuova Cucina Organizzata non chiude. Il governatore Caldoro si schiera al suo fianco

di Ornella Esposito

Il ristorante-pizzeria Nuova Cucina Organizzata procrastina la chiusura a quindici giorni. La decisione è stata presa ieri mattina nel corso dell’annunciata assemblea pubblica. Le istituzioni iniziano a dare qualche segnale di vita. (Ornella Esposito)

peppe_pagano_nuova_cucina_organizzata Come era stato annunciato nei giorni scorsi, ieri mattina nei locali della Nuova cucina Organizzata a S. Cipriano di Aversa, si è tenuta l’assemblea pubblica per deciderne la chiusura. Presenti la società civile e gli operatori del settore (come sempre), ma ancor più significative sono state le presenze del capo della DDA, il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, ed una parte delle forze dell’ordine. Oltre naturalmente  alla presenza di Don Ciotti di Libera e del suo rappresentante campano, Don Tonino Palmese. Lo Stato c’è, o ci sarebbe.

Ebbene, la Nuova Cucina Organizzata ha deciso di resistere. Cosa è cambiato? Due i fatti significativi. Il primo è una telefonata del Governatore Stefano Caldoro al fondatore della NCO Peppe Pagano, in cui viene espressa solidarietà e dichiarato l’impegno a sollecitare l’approvazione delle linee guida previste dalla legge regionale. Il secondo, quello più convincente (scripta manent, dicevano saggiamente gli avi), una nota inviata dalla Giunta Regionale al Direttore Generale della Asl di Caserta che lo invita a “predisporre tutti gli interventi necessari a rimuovere le criticità segnalate”[nella lettera aperta, ndr].

Qualcosa è cambiato, ma la NCO non esulta troppo. Sembra che i soldi ci siano solo per loro [la NCO, ndr], e non per il resto delle organizzazioni no profit impegnate con i budget di salute. E Peppe Pagano non ci sta: “non siamo interessati solo alla nostra sopravvivenza ma vogliamo che l'intero sistema funzioni. Per cui se non verranno pagate tutte le cooperative mi impegno a restituire i soldi che l'Asl ci darà".

Per questo la chiusura è stata soltanto rimandata. Tempo quindici giorni, e poi si ritornerà a fare il punto della situazione e verificare se la fiducia risposta nelle istituzioni sia sta una inutile perdita di tempo.

Intanto la Asl di Caserta 2 ne combina un’altra, come si legge dal blog del forum salute mentale. Il direttore del  Dipartimento di Salute Mentale “promulga una delibera in cui stabilisce la chiusura del Centro di salute mentale di Palazzo Orabona ad Aversa ed il suo trasferimento in un padiglione dell’ex ospedale psichiatrico” (quasi a dire che i “pazzi” devono ritornare da dove erano venuti).

Il servizio di salute mentale di Palazzo Orabona, scrive  sul blog Giovanna del Giudice che dal 2002 al 2006 ha diretto il Dipartimento, è uno di quelli che ha avviato la sperimentazione dei budget di salute, che ha aperto le porte al territorio mostrando i volti e raccontando le storie -sono stati organizzati vari eventi culturali al suo interno- delle persone con disagio mentale. Un servizio che ha lavorato per diminuire i trattamenti sanitari obbligatori ed i ricoveri ospedalieri presso i reparti psichiatrici. Il tutto anche a beneficio delle tasche (già magre) dell’Azienda Sanitaria Locale casertana perché, come  è noto, i ricoveri ospedalieri sono molto costosi.

Ecco perché si comprendono facilmente le ragioni dello scetticismo di Peppe Pagano e di tutto il terzo settore, ed ecco perché serpeggia sempre la stessa domanda: cui prodest?