Rischio chiusura Erasmus: cosa si sta facendo in Italia?

di Lorenzo Quilici

Nonostante l’Erasmus, soprattutto in questi tempi di crisi, sia diventato uno strumento necessario per acquisire quelle conoscenze linguistiche, culturali ed umane necessarie a farsi strada nella vita, rischia di scomparire per mancanza di fondi. (Lorenzo Quilici)

Erasmus_logo

Spesso l’Europa viene percepita, in particolare tra i giovani, come un’istituzione lontana dalle persone, costituita da grigi burocrati ignari delle concrete questioni quotidiane.

 

Una delle poche azioni adottate dall’Unione Europea unanimemente apprezzate per la sua utilità è stata la creazione nel 1987 dell’European Action Scheme for the Mobility of University Students, più comunemente noto come “Erasmus”.

Con la nascita della Comunità europea, l’Europa dei mercati e dell’economia cominciava ad avvertire il disagio di un’Europa dei cittadini ancora tutta da costruire, o quasi. Il progetto è nato come risposta politica comunitaria alla necessità di libera circolazione degli studenti universitari del Vecchio Continente, pronti a giocarsi il loro futuro nel mercato del lavoro europeo.

In venticinque anni circa 3 milioni sono stati i ragazzi che ne hanno preso parte, con una media di circa duecentomila studenti all’anno negli ultimi anni (ventimila dall’Italia), formando quella cosiddetta “generazione Erasmus” che ha permesso di “fare gli europei”, parafrasando la celebre frase di Massimo d’Azeglio.

Purtroppo la crisi economica che aleggia sull’Europa ha colpito anche questo fondamentale strumento di integrazione: la scorsa settimana, infatti, il commissario europeo al Bilancio ha annunciato che la Commissione non è in grado di garantire la copertura di tutte le borse di studio per l’anno in corso; dunque, come ha anche confermato il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, c’è il rischio per coloro che hanno appena preso parte al progetto di dover rimpatriare a metà soggiorno.

Subito c’è stata una levata di scudi per tutelare l’Erasmus: in prima linea il nostro Paese.

Molteplici sono state le prese di posizione e le iniziative concrete, due in particolare meritano menzione. Il presidente dei giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, ha scritto una lettera agli europarlamentari in cui sostiene che “tagliare l’Erasmus significa amputare la possibilità di migliorare il nostro futuro”. La seconda iniziativa è stata messa in atto dal Consiglio regionale della Liguria che ha votato all’unanimità un ordine del giorno - presentato dal giovane consigliere Lorenzo Pellerano – con il quale si impegna la giunta a individuare, di concerto con gli altri membri della Conferenza Stato-Regioni, proposte e iniziative da sottoporre alla Commissione Bilancio del Parlamento Europeo affinché venga garantita un’adeguata copertura finanziaria al progetto Erasmus.

Rappresentando l’Erasmus una delle creature meglio riuscite dell’Europa unita, il suo eventuale fallimento verrebbe percepito come una sconfitta davvero bruciante.