Il disagio abitativo colpisce sempre più i giovani

di Lorenzo Quilici

Il progetto di housing sociale è ancora bloccato da iter amministrativi lunghi, l’emergenza abitativa cresce sempre più tra i giovani. (Lorenzo Quilici)

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Il dibattito sulla casa oggi in Italia, specialmente nelle grandi città e nelle aree metropolitane, è molto forte. Non passa giorno che sui giornali non appaiano notizie di qualche emergenza e di qualche ipotesi o proposta di soluzione. Esso, oggi più che mai, colpisce oltreché le classi meno abbienti e gli immigrati, anche i giovani. Spesso chi trova un lavoro distante dall’abitazione dei genitori non lo può accettare perché il costo dell’abitare è insostenibile.  Purtroppo gli affitti sono altissimi e nella maggior parte dei casi i giovani non essendo in grado di pagarselo da soli devono ricorrere all’aiuto dei genitori. Per non parlare dell’eventualità di acquistarsi una casa: vista la precarietà che caratterizza l’accesso al mercato del lavoro, è praticamente impossibile poter accedere ad un mutuo. I giovani tra i 25 e i 35 anni che rimangono a vivere con i genitori a causa dell’impossibilità di permettersi di pagare un affitto o comprare una casa sono il 42%, secondo i dati forniti recentemente da “Il Sole 24Ore”. Una cifra altissima, soprattutto se si pensa che una ventina d’anni fa, nel 1993, era circa il 30%.

 

In Italia, al contrario di molti paesi europei dove il diritto ad un’abitazione, per così dire, decente fa parte a pieno titolo della cittadinanza sociale, la casa è rimasta spesso ai margini della politica sociale, non solo sotto il profilo finanziario, ma anche sotto quello simbolico. Ora le istituzioni sono tornate ad occuparsene ma non in modo efficace poiché il decreto della scorsa estate che sblocca i fondi per l’housing sociale non è stato ancora reso operativo. Dunque “il piano-città” del governo per alleviare il disagio abitativo giovanile deve ancora aspettare.