Silvia Costa: “Alle giovani vittime Erasmus saranno intitolate tredici borse di studio”

di Ciro Antignani
L’europarlamentare Silvia Costa, è intervenuta all’Università Sapienza di Roma nella Giornata sulla mobilità internazionale ricordando le tredici studentesse Erasmus vittime del tragico incidente in Spagna. (Redazione)
 Silvia Costa
“Le ragazze si sentivano europee – ha detto Costa – questo ci ha fatto vivere la tragedia come un lutto dell’Europa intera. A loro saranno intitolate tredici borse di studio perché sia garantita anche così la continuità di valori senza frontiere promossi dal programma Erasmus”.Erasmus ha messo in moto un programma di mobilità in Europa e all’estero che ha contribuito all’internazionalizzazione non solo delle persone ma anche delle istituzioni e dei sistemi formativi: “Erasmus – ha proseguito Costa- è stato il motore della costruzione di uno spazio di riconoscimento reciproco e di possibilità di integrazione dei sistemi di formazione”. Oggi sono quattro gli assi su cui l’Europa sta lavorando: l’incremento della mobilità nella formazione professionale e nell’apprendistato; l’aumento di esperienze di mobilità europea anche per le persone disabili; l’avvio di progetti per l’integrazione dei rifugiati anche con l’apertura di corridoi educativi; una maggiore internazionalizzazione dell’istruzione superiore.
“Abbiamo chiaro – prosegue la presidente Costa- che la chiave è l’internazionalizzazione in tutte le sue diverse declinazioni. Perché se da un lato è vero che ogni anno si muove il 7% in più degli studenti a livello mondiale, l’investimento maggiore per il futuro sarà l’internazionalizzazione in casa propria con sistemi multilingue di insegnamento e apprendimento interculturale e internazionale. L’internazionalizzazione diventa così uno strumento orizzontale didattico e di apprendimento a prescindere dalla mobilità in grado di innalzare il livello qualitativo dei sistemi educativi e l’occupabilità”.
Secondo uno studio della Commissione Cultura sull’internazionalizzazione dell’Istruzione superiore, per l’Italia emerge che: ci sono più studenti in uscita che in entrata, e più docenti in entrata che in uscita, per ogni cento docenti in uscita ce ne sono 176 in entrata.
“Gli studenti stranieri che scelgono l’Italia come Paese di studio lo fanno soprattutto grazie ai corsi specialistici, spesso in lingua, anche se siamo sotto ad un misero 3 per cento di presenza (dati Ocse)”, conclude Silvia Costa. “Questo vuol dire che come Paese non abbiamo un’offerta formativa internazionale competitiva e ci dice dobbiamo lavorare per guadagnare posizioni in termini di internazionalizzazione e quindi di qualità e competitività”.