Dopo la laurea? Sempre più giovani diventano imprenditori agricoli

di Redazione

Nel 2016 sono aumentati del 12% gli under 34 italiani che hanno scelto di lavorare nel settore dell’agricoltura.

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L’aumento dei giovani lavoratori agricoli nelle campagne riguarda sia gli occupati dipendenti, che crescono del 15% rispetto allo stesso periodo del 2015, sia quelli indipendenti (imprenditori agricoli, coadiuvanti familiari o soci di cooperative agricole) che vedono una crescita del 9%.

E’ questo uno dei dati emersi dalla prima analisi ‘Lavoro giovanile in agricoltura nel 2016’ effettuata dalla Coldiretti su dati Istat relativi al primo trimestre dell’anno, diffusa in occasione dell’accordo Coldiretti, ministero del Lavoro e Google su ‘Crescere in digitale’ con la presenza del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo e di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro

“L’incremento - aggiunge Coldiretti - si registra sia tra i ragazzi (+16%) che per le ragazze (+5%), a testimoniare che l’appeal del settore agricoltura tra i giovani è ormai trasversale ai generi. Un risultato record rispetto al dato generale che vede l’occupazione giovanile nei vari settori crescere dell’1%, frutto di un avanzamento del 2% per commercio, alberghi e ristoranti e del 3% negli altri servizi, mentre arretra, sia pure leggermente, l’industria”. 

Per i giovani lavorare nei campi significa, oltre che prendere contatto con il mondo del lavoro, anche fare “una esperienza diretta in simbiosi – spiega la Coldiretti – con la natura, i suoi prodotti e una cultura che ha fatto dell’Italia un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità”. Non è un caso che più di due giovani italiani su tre (68%) ‘sognano‘ di lavorare d’estate in campagna, partecipando alla raccolta della frutta o alla vendemmia, ma anche negli agriturismi. Tra chi invece fa dell’agricoltura una scelta di vita, la vera novità sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione.

Secondo un’analisi della Coldiretti, tra le new entry giovanili nelle campagne, ben la metà è laureata, il 57% ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74% è orgoglioso del lavoro fatto e il 78% è più contento di prima. La scelta di diventare imprenditore agricolo è per altro apprezzata per il 57% anche dalle persone vicine: genitori, parenti, compagni o amici.

“Con l’avvio dei bandi previsti dai piani di sviluppo rurale approvati dall’Unione Europea ci sono opportunità di insediamento nell’agricoltura italiana per almeno ventimila giovani fino al 2020”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “abbiamo di fronte una occasione forse irripetibile per sostenere il grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana e la competitività delle imprese, ma occorre un dialogo costruttivo con la pubblica amministrazione per rendere più agevole e veloce l’accesso alle misure previste”. “C’è un intero esercito di giovani che hanno preso in mano un settore considerato vecchio, saturo e inappropriato per immaginare prospettive future e ne hanno fatto un mondo di pionieri, rivoluzionari, innovatori e attivisti impegnati nel costruire un mondo migliore per se stessi e per gli altri”, così Maria Letizia Gardoni delegata dei giovani della Coldiretti. “Dai campi – conclude Gardoni – non viene solo una risposta alla disoccupazione e alla decrescita infelice del Paese, ma anche una speranza alla sconfitta dei nostri coetanei che sono costretti ad espatriare e a quella di chi a 50 anni si ritrova senza lavoro, senza certezze, ma con una vita già costruita da sfamare”(DIREGiovani).