Progettazione sociale: Italia primo Stato in Europa a disciplinare la professione

di Giuseppe Meccariello

Pubblicata la prima norma che individua i requisiti e regolamenta la figura del progettista sociale

Grande orgoglio per il mondo del terzo settore italiano: pochi giorni fa è entrata in vigore la norma tecnica UNI 11746, prima in Europa a definire i requisiti base del progettista sociale (“conoscenza, abilità e competenza”). Un passo importante per una figura chiave delle realtà non profit che fino ad oggi non era stata regolamentata.

I dati del Censimento del Non Profit del 2011 e dell’ultima rilevazione Istat, che conta 336mila organizzazioni non profit attive in Italia, hanno registrato la presenza di circa 16mila soggetti che esercitano in modo esclusivo o prevalente tale professione. Quella del progettista sociale era rimasta, però. una funzione ancora largamente sommersa, almeno sinora: la normativa arriva dopo anni di studio in coordinamento con l’UNI - Ente Italiano di Normazione ed un lungo confronto tra Forum Nazionale del Terzo Settore, PMI® Central Italy Chapter, Ministero del Lavoro / ANPAL e Associazione Italiana Progettisti Sociali - APIS.

Tra i requisiti indicati per l’accesso alla professione troviamo la laurea triennale a indirizzo sociale, accompagnata da un’esperienza triennale in attività di elaborazione e presentazione di progetti e da un’esperienza biennale di coordinamento e gestione progettuale; o, in alternativa, in assenza di una formazione universitaria è richiesta un’esperienza più lunga in ambito di elaborazione, coordinamento e gestione progettuale.

Il progettista sociale, per il quale è richiesta una formazione trasversale in ambito sociale, economico e gestionale, deve padroneggiare le tecniche di reportistica sociale, conoscere la normativa di riferimento, i metodi di lavoro di rete, gli elementi di diritto amministrativo, le metodologie di project management e le tecniche di pianificazione finanziaria.

Il 17 maggio, presso l’Università degli Studi “Roma Tre”, si è tenuto il Convegno di presentazione della norma intitolato “La progettazione sociale in Italia. La funzione del Progettista sociale dopo la pubblicazione della prima Norma tecnica”, organizzato dal Forum Nazionale del Terzo Settore, dall’Associazione Italiana Progettisti Sociali – APIS e da PMI® Central Italy Chapter.

“Attraverso la progettazione sociale, le sue metodologie e le sue procedure, vengono perseguiti obiettivi di rango costituzionale, come la tutela dei diritti e il raggiungimento della pari dignità sociale tra i cittadini, e passa la maggior quota di servizi ed interventi di welfare, anche in termini di risorse economiche assegnate e gestite. Un miglioramento delle pratiche di progettazione sociale – e questa norma tecnica vuole esserne un classico esempio – coinvolge non solo gli Enti e i professionisti che se ne occupano, ma i cittadini che beneficiano del welfare sia pubblico che privato” ha dichiarato Antonio Finazzi Agrò, Presidente di APIS – Associazione Italiana Progettisti Sociali.

Il Forum Nazionale del Terzo Settore ha supportato APIS negli ultimi quattro anni: la sua portavoce Claudia Fiaschi, secondo cui la norma ha riconosciuto finalmente il grande valore delle progettazione sociale in Italia, ha definito la professione “una figura trasversale e fondamentale nel nostro mondo per le molteplici attività che svolge, dall’ideazione del progetto, alla sua organizzazione fino al monitoraggio e gestione”.

Durante l’incontro sono intervenuti anche Anna Maria Felici, past president PMI – Project Management Institute – Central Italy Chapter e membro del gruppo di lavoro ISO TC258 per lo sviluppo degli standard di Project Management, Jamil Amirian, presidente del Comitato Scientifico Associazione Italiana Progettisti Sociali – APIS, Folco Cimagalli, presidente del Corso di Laurea Scienze del Servizio Sociale e del Non Profit Università LUMSA di Roma, Martino Rebonato, Associazione OASI, e Alberto Galeotto, direttore Normazione UNI.

(Fonte: Vita.it e Adnkronos)