La riforma del Terzo Settore: una priorità per la società, l’Italia e l’Europa, tra cammino fatto e le sfide della semplificazione e della promozione

di Redazione

Presentato a Roma, il 3° Rapporto sullo stato e sull’evoluzione del diritto del Terzo settore in Italia: “Dalla regolazione alla promozione. Una riforma da completare”.

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Torna il termometro di Terzjus sullo stato di salute della riforma del terzo settore che, con la legge delega del 2016, ha l’ambizione di rafforzare il ruolo strategico delle associazioni e degli enti privati che non hanno fine di lucro e perseguono finalità sociali, anche attraverso una normativa organica e nuovi profili fiscali.

A distanza di sei anni dall'emanazione dei quattro decreti legislativi che hanno dato attuazione alla riforma, Terzjus ha riunito istituzioni, esperti e società civile - dai Viceministri Bellucci e Leo, all'economista Zamagni e al Rettore del Politecnico di Torino Saracco; dal Forum del Terzo Settore e di Unioncamere, con la partecipazione di Pallucchi e Tripoli al presidente della Consulta delle Fondazioni bancarie piemontesi e liguri, Palenzona - per fare l’annuale punto della situazione sull’evoluzione del diritto del Terzo Settore.

Lente di ingrandimento sul RUNTS, registro unico sul terzo settore avviato a fine 2021, prima cartina di tornasole capace di fotografare il numero di iscritti e quindi degli ETS, enti del terzo settore, che accedono ai diversi benefici previsti dalla riforma. Oltre al trend positivo registrato - più di 116.000 gli enti iscritti al Registro Unico del Terzo settore; di questi quasi 22.000 sono “nuovi iscritti”; circa 5000 le “nuove” imprese sociali nate o qualificatesi tali dalla fine del 2017 ad oggi – conforta il sentiment degli ETS che si dicono consapevoli dell’opportunità dell’iscrizione all’anagrafe del terzo settore, mentre solo un quarto di loro lo percepisce come un mero adempimento burocratico (survey RIM 2023, realizzata dalla Fondazione Terzjus in collaborazione con Italia non profit, a cui hanno aderito 450 nuovi iscritti al RUNTS).

Tra i benefici previsti, il Rapporto ne esamina principalmente due: l’accesso al “Fondo per il sostegno delle attività e servizi di interesse generale”, disponibile dal 2018, e le detrazioni e deduzioni relative alle erogazioni liberali effettuate dai contribuenti verso gli Enti del Terzo settore. Se per il primo è chiaro il valore ottenuto, considerando che le risorse sono state quasi interamente assegnate e rendicontate e lo scarto tra gli importi assegnati e quelli rendicontati è di poco superiore al 5%; il secondo, invece, riguarda per ora solo una ancora piccola quota di contribuenti, (circa il 2 - 2,4% negli anni 2019, 2020 e 2021), che si avvalgono delle detrazioni fiscali previste per le erogazioni liberali verso gli ETS; ma il trend, nel periodo considerato, è positivo: il numero totale dei contribuenti/donatori mostra un lieve incremento tra il 2019 e il 2021 (+5%), e l’importo medio della donazione cresce per più del 40%. Questa crescita, nonostante l'anno difficile del Covid, è probabilmente conseguente alle nuove norme del Codice del Terzo settore che premiano fiscalmente i contribuenti che effettuano donazioni verso gli ETS.

“Il Terzjus report – dichiara Luigi Bobba, Presidente di Terzjus – non si limita a cristallizzare i dati, ma vuole contribuire con proposte fattive, affinché la riforma possa trovare piena attuazione e contribuire così al benessere sociale ed anche economico del Paese. Il titolo dell'edizione 2023 fotografa l’importanza di traghettare la riforma dalla regolazione alla promozione, magari valorizzando meglio strumenti già in vigore, penso al 5x1000 e al Social Bonus, così come rafforzare gli incentivi fiscali previsti per le erogazioni liberali in modo da indirizzare una maggiore quota di risorse donative verso gli ETS. La leva fiscale resta uno dei punti cruciali anche portando a conclusione l’iter con la Commissione Europea per l’ottenimento dell’autorizzazione comunitaria. Altro aspetto su cui sarebbe importante lavorare è l’istituto dell’”Amministrazione Condivisa”, - conclude Bobba - dando uno statuto generale ai rapporti collaborativi tra PA e ETS; infine, predisponendo un Piano strategico nazionale per il rafforzamento e lo sviluppo dei soggetti dell'economia sociale puntualmente richiamati nella Raccomandazione europea sull’Economia Sociale – attesa entro fine anno - con l’obiettivo di promuovere buona occupazione e inclusione sociale. Promuovere il terzo settore significa anche e soprattutto questo."