Napoli. La crisi del museo Madre regina

di Anna Laudati

Scongiurata la chiusura del Museo, ma debiti e tagli dei fondi non danno tregua all’arte. Dal 9 settembre il museo sarà aperto solo quattro ore al giorno e poi... (Flavia Miccio)

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La polemica relativa alla chiusura del Museo Madre Regina di Napoli prosegue ed imperversa soprattutto nelle ultime settimane durante le quali si è parlato di tagli agli orari di apertura del museo stesso, dalle 72 ore attuali a sole 22.

Ci sarebbero questioni di natura economica alla base di tale decisione: dai fondi europei che non possono essere utilizzati per pagare i debiti agli scarsi incassi, fino alla mancanza di volontà da parte delle istituzioni di trovare una soluzione meno drastica al problema, tutto concorre al .

Dal 9 settembre infatti il Museo sarà aperto solo per 4 ore al giorno e andrà gradualmente a chiudere. Per questo il Comitato Save Madre nato, per la salvaguardia del Museo Madre Regina, ha deciso di organizzare una nuova manifestazione a settembre (la prima si è tenuta lo scorso 8 luglio, quando più di mille persone hanno affollato le sale del Museo), invitando l’intera città di Napoli, la comunità artistica nazionale ed internazionale, a reagire alla situazione per difendere il futuro culturale e artistico del territorio campano e per evitare uno scandalo che senza dubbio andrà a danneggiare l’immagine ed il sistema turistico ed economico campano.

Intanto, mentre il direttore artistico del Museo Eduardo Cicelyn continua la sua battaglia contro la giunta regionale che sta decidendo i tagli di fondi alla struttura, l’artista napoletano Mimmo Paladino, profondamente legato al museo, dove espone molte delle sue opere, scrive una lettera al Mattino, affrontando la problematica che pare andrà a colpire anche il vicino teatro Trianon, colpevole, insieme al museo, di aver avuto scarsi incassi.

L’artista, lasciando da parte la questione economica, sottolinea la necessità di avere istituzioni più attenete alla salvaguardia dei beni culturali collettivi sostenendo che la chiusura di un posto come il Museo Madre non sarebbe solo una semplice operazione  burocratica, ma un vero colpo basso per la città di Napoli e per i suoi tentativi di recupero del territorio e di rilancio culturale.

Dobbiamo infatti ricordare che il Museo nasce nel cuore storico di Napoli, a pochi metri dal Duomo e dal Tesoro di San Gennaro e dall’antico quartiere di San Lorenzo, con l’intento di attuare un utopia: quella di coniugare il dialogo e l’interscambio tra quartieri difficili e arte d’avanguardia, tra cultura popolare e sperimentazione.

Tralasciare il valore simbolico e culturale di tali strutture significherebbe quindi dare poco valore alla possibilità di crescita e di rinnovo del territorio, ma anche di valorizzazione di centri che potrebbero essere d’eccellenza in Campania.

Nel tira e molla tra istituzioni politiche, amministrazioni interne e difficili burocrazie, non resta che augurarsi che non ci vadano come al solito a rimettere l’arte e la cultura nostrane.