Antonio Ingroia: “Non serve a nulla arrestare i latitanti quando ai magistrati vengono tolti i mezzi per fare il loro lavoro”

di Anna Laudati

Il magistrato si confessa e tira fuori il suo disappunto sulle scelte del Governo e sulla mala informazione. (Vinicio Marchetti)

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Il pm Antonio Ingroia ha voluto dire la sua sulla questione italiana e la lotta alla mafia. Come sempre lo ha fatto attraverso quella lucidità mista a profonda consapevolezza del ruolo che si sta svolgendo che lo ha sempre contraddistinto, a cominciare da quando collaborava con Paolo Borsellino. Gli argomenti trattati vanno dalla politica (con quella continua corsa del Governo di turno ad accaparrarsi indebitamente i meriti degli arresti eccellenti) alla criminalità organizzata (in particolar modo della disinformazione che gravita intorno ad essa).

Queste le dichiarazioni del magistrato: “Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere i meriti dei successi nella lotta alla mafia alla magistratura e alle forze dell’ordine. Troppo spesso leggo sui giornali i trionfalismi del Governo, sia esso di destra o di sinistra, per la cattura dei latitanti e la confisca dei beni. Ma il Governo dov’era quando la magistratura ha raggiunto quel piano in cui la mafia e la politica convivono? Io non dimenticherò mai i medesimi trionfalismi durante gli anni delle stragi. Fu la stessa politica ad attaccare Falcone e Borsellino quando toccarono i santuari dell’economia siciliana e Ciancimino (allora sindaco di Palermo) venne arrestato. Noto un’infinità di punti in comune tra ciò che accadde allora e ciò che sta accadendo adesso.

E poi vorrei aggiungere un’altra cosa sui mezzi d’informazione: stanno divulgando il messaggio che la mafia si sta indebolendo attraverso gli arresti eccellenti e le confische. Sbagliato. In realtà non si parla minimamente di come le leggi attuali non facciano altre che agevolare la capacità di rigenerarsi delle mafie e si fa totale disinformazione quando si parla dei beni sottratti. Mi sono stancato di ascoltare i dati che vengono diffusi sui beni sequestrati. Solo il 18% di essi viene poi riutilizzato nella giusta maniera, il resto finisce in un mare di scartoffie e burocrazia (che il più delle volte non fa altro che agevolare il ritorno del suddetto bene al suo IL-LEGGITTIMO proprietario n.d.r). Non voglio più vedere lanciare messaggi sbagliati.

La gente deve conoscere e capire. Non serve a nulla arrestare i latitanti quando ai magistrati vengono tolti i mezzi per compiere al meglio il loro lavoro. Basti pensare al ddl sulle intercettazioni o alla riforma del codice di procedura penale che toglie al pm i poteri investigativi. Nel nostro paese c’è qualcosa di grave che non funziona e finché non ce ne renderemo conto non potremo dire che sono stai fatti realmente progressi nella lotta alla mafia”. 

L'impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata è emotivo, episodico, fluttuante. Motivato solo dall'impressione suscitata da un dato crimine o dall'effetto che una particolare iniziativa governativa può suscitare sull'opinione pubblica. (G. Falcone)