Al via l’IGAP: grandi menti a confronto per sconfiggere il Morbo d’Alzheimer

di Francesca Antonella Langella

Nasce l’International Genomics of Alzheimer’s Project, progetto in cui grandi team internazionali si sono riuniti con l’intento di studiare e cercare la cura per una malattia che colpisce oltre 35 milioni di individui. Importante anche il contributo dato dagli studiosi italiani. (Francesca Antonella Langella)

alzheimer

E’ partito pochi giorni fa il progetto mondiale IGAP , International Genomics of Alzheimer’s Project, l’iniziativa che ha riunito le migliori equipe del mondo specializzate nel campo della ricerca, con l’obiettivo di scovare le cause e le possibili cure del Morbo di Alzheimer, malattia neurodegenerativa. La patologia in esame è un male molto diffuso, che colpisce specialmente anziani over 65 ( 800mila casi solo in Italia), ma di cui la ricerca medica e scientifica non ha ancora trovato una terapia valida. 

I responsabili del progetto sono gruppi che da anni lavorano nella ricerca della genomica dell’Alzheimer, e che hanno unito le loro forze per venire a capo del problema. Si tratta del gruppo “Iniziativa Europea sulla Malattia di Alzheimer” diretta da Philippe Amouyel, dell’Università di Lille; del “Consorzio sulla Genetica della Malattia di Alzheimer”, diretto da Gerard Schellenberg, dell’Università di Pennsylvania; del gruppo di “Genetica e Rischio Ambientale nella Malattia di Alzheimer”, diretto da Julie Williams, dell’Università di Cardiff; del gruppo di neurologia di “Coorti per Cuore e Invecchiamento nella Epidemiologia Genomica”, diretto da Sudha Seshadri, dell’Università di Boston.

Si contano anche collaboratori italiani, come l'IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma, guidata da Gianfranco Spalletta e Paola Bossù, e un team dell’Università di Firenze, guidato dal direttore del Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche Sandro Sorbi e dalla ricercatrice Benedetta Nacmias. Lo scopo principale del progetto IGAP è scovare la ragione alla base del morbo, e comprendere il ruolo che l’eredità genetica gioca nella determinazione della malattia. L’intento è di creare una mappatura genetica, un database di oltre 40mila individui, affetti dalla malattia o sani, in modo da individuare le anomalie responsabili e di sviluppare anche potenziali misure di prevenzione.

“L'identificazione dei geni che concorrono a determinare il rischio di Alzheimer e che influenzano la progressione del morbo, aiuterà a stabilire la causa di malattia e ad identificare proteine e altri nuovi bersagli per lo sviluppo di farmaci - afferma Gerard Schellenberg, Universita' di Pennsylvania -  Sarà possibile anche fornire metodi genetici per riconoscere le persone a maggiore rischio”.

Una ricerca essenziale anche per i collaboratori italiani: ''E' fondamentale comprendere meglio le cause e i meccanismi sia cognitivi che comportamentali di questo disordine – assicurano Spaletta e Bossù – è una patologia dalla gestione estremamente difficile e dagli elevati costi sanitari''. I primi risultati dell’indagine verranno esposti durante la “Conferenza Internazionale sulla malattia di Alzheimer”, che si terrà a Parigi il prossimo giugno. Sarà un passo decisivo, non solo per le frontiere della ricerca medica, ma anche sul piano sociale.

Nel mondo, infatti, sono circa 35 milioni le persone affette dalla malattia, e si calcola che nel 2030 il numero dei soggetti malati quasi raddoppierà. Per l’evoluzione così veloce del morbo, per l’assenza di una cura e per le condizioni sofferte sia dal malato che dai suoi familiari, l’Alzheimer è considerata una delle malattie a più grave impatto sociale del mondo.

Non ci resta che sperare in un altro miracolo della ricerca scientifica.

(foto: cronachemaceratesi.it){jcomments on}