GoogleArtProject. Google Art e la cultura democratica

di Anna Laudati

Nasce GoogleArtProject, la mappatura virtuale di 17 grandi musei, con oltre 1000 opere disponibili gratuitamente nel web. Grandi spazio per le opere italiane degli Uffizi e grandi assenti come il Louvre e il Prado. “Ma continueremo a crescere”, affermano i creatori. (Angelo Di Pietro)

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L’occhio indiscreto della rete non conosce confini. Ma stavolta, senza toccare i problemi della privacy e della legalità, lo sguardo del web si è dimostrato un’utile risorsa. Presentato alla stampa l’1 Febbraio al Tate Modern di Londra, è nato il progetto Google Art, una galleria virtuale di 17 musei aperti gratuitamente allo sguardo dei navigatori. Sfruttando la medesima tecnologia di Google Street View, dal sito googleartproject.com è possibile visitare i musei in 3D e visualizzare le opere in alta definizione. Dal Moma di New York all’Hermitage di San Pietroburgo, Google ha mappato 385 stanze, creando una libreria di oltre mille opere e 480 artisti. Tra gli altri, sono presenti anche gli Uffizi di Firenze, “il museo più antico del mondo”, ha spiegato la direttrice Cristina Acidini, “che ora può essere visitato da dovunque, ad ogni ora”.

Per adesso il progetto è ancora in fase embrionale, ma gli sviluppatori sono ottimisti circa il suo futuro: “Abbiamo dovuto chiudere e presentare al mondo il lavoro fatto”, spiega Amit Sood, padre del progetto, commentando le grandi assenze del Louvre e del Prado, “ma continueremo a crescere”. Grande spazio sarà dedicato ai musei italiani ed entro fine anno altri nove si aggiungeranno alle pagine del sito, da Capodimonte alla Galleria Borghese di Roma, fino la Pinacoteca di Brera. L’iniziativa è ben accetta anche in campo istituzionale e Mario Resca, direttore generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, afferma: “Con Google abbiamo un rapporto privilegiato, visto che il nostro Paese resta depositario del più grande patrimonio culturale del mondo. Art project rappresenta una grande opportunità non solo per gli amanti dell’arte, ma anche per gli studiosi: incentiva la conoscenza dei nostri capolavori, e questo porterà all’inevitabile, e sperato, aumento del flusso di turisti. Potremo incrementare la fruizione dei nostri musei facendoli conoscere ovunque e invogliando a venirli a vedere dal vivo”. Non in concorrenza con i musei veri e propri, quindi, ma strumento di diffusione libera dell’arte.

Google Art, dopo Google Libri e i suoi 15 milioni di libri digitalizzati, si inserisce in quella spinta democratizzante che ancora una volta vede come protagonista il colosso di Mountain View. Una tendenza inarrestabile e forse giusta, che concretizza l’essenza stessa del sapere proprio nella sua divulgazione. Perché la cultura non può dirsi tale se non è condivisa.