In Puglia si investe ancora nella cultura?

di Paola Pepe

A Lecce i Cantieri Teatrali Koreja rischiano la chiusura. Il Comune capoluogo e la Provincia, che 12 anni fa era stata fra i promotori della nascita del teatro, non investono o fanno marcia indietro. A rischio posti di lavoro e programmazione culturale. Una petizione on-line per sostenere lo Stabile. (Paola Pepe)

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In questo periodo si fa un gran parlare della Puglia e dell’esempio che culturalmente rappresenta per tutte le altre regioni del sud. Eppure si verificano ancora gravi casi di pessima gestione pubblica che meritano di essere portati agli “onori della cronaca”.

E fra questi, sicuramente la situazione del Teatro Koreja di Lecce, una vecchia fabbrica di mattoni abbandonata alla periferia di Lecce, acquistata interamente con fondi privati, ristrutturata e trasformata in teatro: quello che sarebbe diventato, nel 2003, l’unico Teatro Stabile di tutto il Salento.

Oggi, dopo quasi quindici anni, i Cantieri Teatrali Koreja, che custodiscono nel foyer un reperto di archeologia industriale che sottolinea il passato operaio dell’immobile, sono uno spazio polifunzionale dedicato all’arte e dotato di uffici, mensa, foresteria, costumeria, magazzino tecnico, sala prove e teatro con 220 posti.

Foyer-Foto_S.Quarta“Gli enti pubblici - dicono da Koreja - tagliano sempre più risorse per la cultura l’arte e lo spettacolo mettendo in crisi strutture come la nostra che da 25 anni danno lavoro ad artisti, tecnici e organizzatori e che ritengono il teatro un bene comune necessario per la crescita culturale e civile di ciascun cittadino (ragazzi, giovani, adulti, fasce deboli della società).
Gli enti pubblici sprecano risorse per l’intrattenimento e per eventi pseudoculturali e non investono sui giovani, sulla ricerca e sulla cultura.

A fronte di un’attività che è cresciuta in ambito regionale, nazionale e internazionale, viviamo ora una situazione di crisi perché la Provincia e il Comune di Lecce hanno fatto mancare negli ultimi anni quel sostegno finanziario che da sempre utilizziamo in maniera trasparente, insieme agli introiti dei biglietti e degli spettacoli che portiamo in giro, per lavorare e per dare lavoro”.

E si, perché il problema è proprio la mancanza di fondi: Koreja è uno dei pochi casi in Italia nella cui gestione economica circa il 60% delle entrate deriva dallo sbigliettamento e non dalle sovvenzioni pubbliche. Basti pensare che in un bilancio di circa un milione di euro l’anno, appena il 20% arriva da enti pubblici. Peccato però, che avere il sostegno da parte di questi enti per almeno il 40% del bilancio sia il criterio essenziale per continuare ad avere il riconoscimento di Teatro Stabile da parte del Ministero e mantenere in piedi la baracca.

Al momento, l’unico sostenitore pubblico dell’attività del teatro, cha dà lavoro fisso a 14 dipendenti, è la Regione Puglia: da un paio d’anni a questa parte, infatti, è venuto a mancare il sostegno della Provincia mentre il Comune non ha mai riconosciuto il lavoro e la qualità di Koreja che, per la città, non solo è moltiplicatore di ricchezza culturale ma significa lavoro ed economia. Sono quasi 20.000 l’anno gli spettatori, fra adulti e bambini, che visitano il teatro per spettacoli, concerti e mostre d’arte, senza contare i giovani che frequentano i laboratori e i corsi di formazione e tutti quei ristoranti, B&B, alberghi e imprese di trasporto che vengono coinvolti durante la regolare attività del teatro.

A dire il vero, la crisi aveva già cominciato a farsi sentire nella passata stagione. Purtroppo però, dopo l’assemblea indetta dai lavoratori lo scorso luglio e i ripetuti incontri con i rappresentanti del Comune e della Provincia, nulla è cambiato.

Così, in questi giorni è partita una raccolta di firme rivolta a quanti vogliano impegnarsi per consentire a Koreja di continuare a lavorare, convinti della sua funzione pubblica e sociale.

E’ possibile sostenere Koreja firmando una petizione presso i banchetti allestiti in città oppure on-line all’indirizzo www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=Koreja.