Quando il cinema scruta l’arte

di Ivana Vacca

Napoli. Inaugurata la XVI edizione del Festival Internazionale di Film sull'Arte Contemporanea. Arte Cinema  propone, al variegato pubblico napoletano di cinefili e cultori d’arte, rari e straordinari frammenti di vite d’artista. Ricco il calendario di proiezioni in programma al Teatro Augusteo fino a domenica 16 ottobre. (Ivana Vacca)

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È vero, l’arte contemporanea è difficile. Quasi un secolo ci separa da “La Sposa messa a nudo dai suoi Scapoli, anche”, opera di duchampiana memoria, meglio nota come il “Il Grande Vetro”, punto di svolta dell’arte occidentale. Una sorta di gioco enigmistico dato in pasto ad una lunga serie di critici disorientati, un catalizzatore di esercizi interpretativi iperbolici. Da allora l’arte si è sviluppata in gran parte lontano dalle esigenze narrative figurative, attraverso una moltitudine di correnti, movimenti, tendenze e contro-tendenze, difficilmente comprensibili al grande pubblico. Alle menti meno passive e più curiose Arte Cinema offre una visione privilegiata penetrando all’interno dell’arte nel suo stesso farsi, nelle sue fasi progettuali, la sua genesi, la sua messa in opera, la sua esposizione.

festival_arte_cinema_1Arte e dintorni, architettura, fotografia, come ogni anno, da 16 anni, le tre sezioni del Festival Internazionale di Film sull'Arte Contemporanea, curato da Laura Trisorio. Quattro giorni di proiezioni gratuite con oltre venti documentari, molti dei quali in prima nazionale, e vari ospiti tra artisti, registi e produttori. Premiato con una medaglia di  riconoscimento dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il suo rilievo culturale, il Festival ha registrato circa 700 presenze nella serata inaugurale.

Sono donne le protagoniste della cerimonia d’apertura: Laura Trisorio e le donne del suo staff, l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Antonella di Nocera e la regista e scultrice tedesca Rebecca Horn. Accompagnata dal compositore neozelandese Hayden Chisholm, la Horn, già nota ai napoletani dopo l’istallazione dei teschi in Piazza Plebiscito del 2002 e la successiva opera ambientale in situ all’interno del museo Madre, ha presentato il suo film documentario “Moon mirror jurney”.  “Un viaggio sufita”, come lo definisce la stessa artista, attraverso le diverse location che, negli ultimi venticinque anni, hanno visto esposte le sue opere site specific: Rivoli, Waimar, Napoli, Samarcanda, Müster fino alla grande retrospettiva di Berlino del 2007.

festival_arte_cinema_2Attraverso l’occhio della telecamera, i paesaggi rivissuti poeticamente, gli ambienti opportunamente ricreati, gli oggetti che si muovono meccanicamente come estensioni del proprio corpo, attraverso un archetto meccanico che fa vibrare le corde di un violoncello, Rebecca Horn si racconta. Il gran potere dell’arte viene testimoniato dal secondo documentario della serata: un lavoro svolto all’interno della discarica più grande del mondo alla periferia di Rio De Janeiro. Vik Muniz, artista visuale brasiliano, trasforma il suo progetto artistico in un vero e proprio laboratorio sociale insieme ai catadores.

Nei prossimi giorni la sezione fotografia propone l’indagine sull’uomo e i suoi spazi di Massimo Vitali e quella sugli animali di Charlotte Dumas, per l’architettura l’aglo-iracheno Zaha Hadid. Dedizione e sagacia quella dei coniugi Herbert e Dorothy Vogel, lui impiegato delle poste, lei bibliotecaria, creatori di una delle più importanti collezioni d’arte al mondo. E ancora: l’artista svizzera Pipilotti Rist, i “wall drawings” di Sol Lewit, le installazioni dell’artista danese Olafur Eliasson, il Sudafrica di William Kentridge, le performance reinterpretate da Marina Abramovic, Luigi Ontani a Capodimonte e la storia d’amore tra Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely.

In chiusura “The Radiant Child” diretto da Tamra Davis: una intervista realizzata a Jean Michel Basquiat due anni prima della sua morte: la sua breve vita e la sua prolifica attività artistica.