Il valore delle emozioni, intervista alla scrittrice Luisa De Matteo

di Stefania Galizia

La scrittrice Luisa De Matteo nasce a Salerno il 18/02/1966; all’età di 45 anni, con alle spalle una vita di donna in carriera e di mamma, tra Milano e Roma, decide di tornare a Salerno e “reinventarsi” focalizzando la sua attenzione sulle emozioni, quelle che lei stessa definisce “il vero sale della vita”, e di condividerle con gli altri attraverso i suoi libri. (Stefania Galizia)

la_casa_della_gioia Luisa, che cosa è scattato in te che ti ha portata a sentire il bisogno di raccontarti e comunicare qualcosa agli altri?
Scrivere ha rappresentato un punto fermo della mia esistenza, dall’adolescenza ad oggi. Questo particolare hobby mi ha permesso, spesso, di smorzare o esaltare alcuni momenti che ho vissuto, sia personali che professionali. Potevo, a seconda delle circostanze, godere di una vittoria o mitigare un dolore utilizzando un occhio fedele e “terzo” al tempo stesso. Ho deciso di dare visibilità delle mie emozioni agli altri quando gli eventi mi hanno costretta a fermarmi e riflettere su chi ero e su che cosa volevo. Mi sembrava di averlo sempre saputo, ed invece era giunta l’ora di gettare via la maschera che avevo indossato e ripresentarmi a me stessa e al mondo esterno quale realmente ero.

Qual è l’importanza che per te hanno le emozioni?
Le emozioni che siano positive o negative devono essere cavalcate; chi cerca di soffocarle non riuscirà mai a sentirsi libero e vivo fino in fondo. Almeno per me è stato così ed ho cercato di trasmettere questo anche ai miei lettori. Chiunque senta il bisogno di dire o di fare una cosa e si frena perché si lascia condizionare da finte regole di comportamento “non scritte” o magari da altre paure, commette un errore innanzitutto verso se stesso. Troppo spesso ci ritraiamo a causa di “pippe mentali” mentre sarebbe molto più semplice esternare i nostri stati d’animo, trasferirli, comunicare agli altri le nostre emozioni per condividerle, ho scoperto che c’è sempre qualcuno che ha voglia di ascoltarti, che sia tua madre, un amico o il vicino di casa.

In che misura hanno influito le tue vicende personali nella stesura del primo libro che hai pubblicato a maggio di quest'anno, "C'era una volta"?
Oserei direi determinanti, il tutto nasce a causa di un violento conflitto interiore che prorompe verso la fine dello scorso anno e che nel giro di alcuni mesi mi ha fatto ripercorrere tutta la mia vita, e rivisitare in certa misura le mie convinzioni e le mie idee; dopo essermi dedicata per 24 anni ad una vita matrimoniale “serena” cercando quotidianamente la mediazione e la conciliazione ricoprendo un ruolo di genitore modello che mi imponeva di mettere sempre al primo posto l’impegno e i doveri e raramente i miei desideri e le mie aspirazioni, ho cominciato, in modo del tutto istintivo, a dare libero sfogo a quella che era la mia filosofia di vita, attraverso i racconti raccolti nel libro che trattano di problematiche sociali reali, dall'eutanasia all'omosessualità, al ruolo dell'educazione nel processo di formazione di un ragazzo, alla prostituzione; contemporaneamente scrivevo delle lettere, indirizzate a specifiche persone, attraverso le quali potevo dire ciò che non mi riusciva comunicare con le parole. È stato attraverso l’immedesimazione nei personaggi che creavo per raccontare e le metafore di cui mi sono servita prese direttamente dalle mie vicende che mi sono riscoperta.

E il secondo libro invece?
L’ho pubblicato poco dopo il primo, perchè era un lavoro che avevo già intrapreso, e nasce come un vero e proprio progetto sociale per la realizzazione di una casa di accoglienza per ragazze madri e orfani. Inizialmente l’obiettivo era di presentarlo realmente ma ho presto abbandonato questo “sogno” convincendomi della sua irrealizzabilità nel nostro contesto sociale, e l’ho romanzato. A differenza del primo, questo è un lavoro impegnato, sul quale ho riflettuto e nel quale si abbandonano gli aspetti di individualismo che avevano caratterizzato “C’era una volta”. È venuto così fuori “La casa della gioia” che presenterò pubblicamente al ristorante “Cenacolo”, che si trova nel cuore del centro storico di Salerno. Anzi, colgo l’occasione per invitare tutti a questo conviviale incontro, il prossimo 9 dicembre, a seguito dell’apprezzato invito dei gestori che in quell’occasione offriranno la possibilità di acquistare il libro degustando un caratteristico aperitivo.