L’elaborazione fotografica e l’identità

di Paola Pepe

A Torino una collettiva di 600 artisti e le foto di Adriana Faranda: Sgarbi presenta una dichiarazione di guerra "alla mafia dell'arte contemporanea". (Paola Pepe)

curve_di_transizione La polemica e il sindaco di Salemi vanno a braccetto. Durante la conferenza stampa organizzata presso il Circolo dei Lettori di Torino, Vittorio Sgarbi ha presentato la mostra che, dal 19 dicembre al 31 gennaio, sarà allestita presso il Palazzo delle Esposizioni di Torino. 600 gli artisti italiani proposti in alternativa ai nomi che Sgarbi ama definire la “mafia dell’arte”: “sempre i soliti nomi, quelli che i critici ritengono essere gli unici degni di essere visti dal grande pubblico”.

Fra i nomi presenti, il curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia ha fatto quello di Adriana Faranda, componente storica della colonna romana delle Br. Fra gli organizzatori del sequestro di Aldo Moro, la Faranda, in libertà dal 1994, lasciò l’organizzazione dopo l'omicidio dello statista democristiano, fu arrestata e si dissociò dalle Br, usufruendo di numerosi sconti di pena.

"L'ho scelta, ha dichiarato Sgarbi all’agenzia di stampa Adnkronos, perché lavora con molta coerenza nella fotografia. Collabora da tempo con il fotografo francese Gerald Bruneau e realizza opere dove c'è la ricerca di un pensiero, di un effetto 'alla Magritte' ma in foto. Le sue fotografie sono come dei rebus, che sembrano corrispondere alla sua storia. Ritengo giusto esporla […] Se è per questo ci saranno anche Dario Fo e forse Battiato, casi di personalità che stanno in equilibrio fra due mondi come quello del teatro o della musica e dell'arte, ma anche di una vita 'difficile' e dell'arte, e certamente portano una curiosità in più".

“L'unico criterio che seguo, dice Sgarbi, è la dignità del lavoro dell'artista”.

La Faranda, che aveva già presentato ad ottobre 2010 presso la Galleria Irtus di Sutri, Curve di transizione, una personale di immagini fotografiche realizzate al computer, esporrà a Torino, "delle elaborazioni digitali sulla base di ritratti fotografici, una galleria di ritratti realizzati da Gerald Bruneau cui ho contribuito quando lo accompagnavo nel suo lavoro e sui quali ho lavorato seguendo una mia riflessione sull'identità oggi".

Una trasformazione che lei ha vissuto in prima persona: "Credo che il mio modo di essere oggi sia completamente diverso, sono non violenta e cerco di esserlo in ogni momento della mia vita", ha dichiarato, specificando poi che il percorso di elaborazione personale, di superamento del suo passato terrorista, si è compiuto con la stesura e la pubblicazione del suo 'Il volo della Farfalla' (ed. Rizzoli, 2006), un’autobiografia in cui racconta gli anni trascorsi in carcere.

"Partecipare all'esposizione di Torino significa riappropriarmi pubblicamente di una parte importante di me, anche se temo che questo susciterà polemiche", ha proseguito la Faranda, ricordando poi di aver cominciato a dipingere quando era bambina e frequentava a Palermo la scuola privata di pittura. “Il mio lato, diciamo, artistico, non è mai morto dentro di me. Come dico spesso, anche con amarezza, persino durante la clandestinità avevo sempre dietro una scatola di colori. Erano il legame con me stessa".