Diritto d’autore e nuove tecnologie. Intervista al Prof. De Martin

di Andrea Virgilio

Si estende il dibattito in Europa sul rapporto tra copyright e nuovi media; in contrasto con le linee adottate dalla UE, ed a breve anche dall’Italia, le parole dello stesso commissario europeo per l’agenda digitale Neelie Kroes, favorevole ad una revisione del sistema attuale. (Andrea Virgilio)

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Abbiamo chiesto un parere ad uno dei maggiori esperti in Italia, il professor Juan Carlos De Martin, docente del Politecnico di Torino e co-direttore del Centro Nexa , centro di ricerca che si occupa proprio di internet e società con una visione multidisciplinare, valutando gli aspetti tecnici, giuridici ed economici dello sviluppo della rete.

Il Commissario UE per l’Agenda Digitale Neelie Kroes, nel suo discorso presentato al Forum di Avignone, ha dichiarato che sulla base dello sviluppo delle nuove tecnologie, è ormai necessario rivedere l'attuale sistema di copyright. Quali sono secondo lei le possibili strategie da intraprendere a livello europeo?
La strada maestra sarebbe la revisione della direttiva Europea sul copyright. In tale ambito le proposte sono molte, ma in generale si tratta di trovare il modo aumentare drasticamente lo spazio per gli usi personali e non commerciali. Una proposta in tal senso è quella di cambiare la regola di default del copyright: se un'opera non viene iscritta in un apposito registro, si ha solo diritto a venir riconosciuti come autori dell'opera stessa, insomma Creative Commons Attribuzione by default, come proposto dal prof. Marco Ricolfi, mio co-direttore al Centro NEXA su Internet & Società del Politecnico di Torino. Tuttavia, la revisione della direttiva è un obiettivo di medio termine. Nell'immediato si dovrebbe dar rapidamente seguito al discorso del Commissario Kroes proponendo progetti pilota realizzabili in tempi stretti.

Alcune possibili direzioni: licenze collettive estese (sul modello nordico), progetti "flat-rate culture, registro delle opere (incluse quelle nel pubblico dominio).

La stessa UE lo scorso settembre ha però approvato una direttiva che porta da 50 a 70 anni i termini per la tutela della proprietà intellettuale di interpreti e produttori musicali, non si tratta di un passo indietro piuttosto che di uno avanti rispetto a quanto successivamente proposto dal commissario Kroes?
Eccome. Ma bisogna osservare che il commissario Kroes è solo un commissario, per quanto influente, non l'intera Commissione. Nel caso della sciagurata direttiva da lei menzionata - approvata nonostante una montagna di evidenza scientifica a sfavore - hanno prevalso altre componenti della Commissione, in particolare "Internal Market", sotto la forte spinta, per quel che è dato capire dall'esterno, di interessi particolari.

Parallelamente in Svizzera il Consiglio Federale Elvetico ha confermato una linea permissiva nei confronti del download P2P e nello streaming di musica e film, in Italia invece l'Agcom si prepara ad emanare una direttiva molto restrittiva e discussa sul copyright online. Ritiene corretto che questa materia in Italia sia legiferata da un'agenzia o sarebbe corretto che ad occuparsene sia il Parlamento, così come accaduto in Svizzera?
Come ho scritto su "La Stampa", e come peraltro anche affermato dall'Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia Europea, Cruz Villalón, nel caso Scarlet-Sabam (in cui la “SIAE” belga richiedeva un obbligo preventivo di filtraggio della rete ai provider, ndr) , qualsiasi norma che tocca i diritti fondamentali deve essere sempre discussa e approvata da un parlamento.