Libri. L'arte di trovare gli altri per ritrovare se stessi: “Mr Gwyn” di Alessandro Baricco

di Mariano Avagliano

La vita, un semplice concentrarsi sul vivere. (Mariano Avagliano)

mr-gwyn-large Forse mai come in questo momento, la parola “crisi” riesce a solleticare l'inconscio, evocando una svariata serie di immagini e visioni. Anche per questo, forse,  l'ultimo lavoro di Alessandro Baricco, edito da Feltrinelli lo scorso novembre, difficilmente passa inosservato.

Scrittore di grande successo sulla soglia dei quaranta anni, Jasper Gwyn si trova, come all'improvviso, nel pieno di una vera e propria crisi creativa. Come tutti gli artisti che attraversano tale momento, Mr. Gwyn si rende conto che i suoi “strumenti” e dunque la sua “arte” non sono più sufficienti per cercare di riprodurre l'essenza della realtà.

Egli dunque, decide di lasciare la sua professione e si avvia spontaneamente verso un viaggio alla ricerca di se stesso e dunque del senso della sua arte.

Per ripararsi da una pioggia incessante, un giorno qualsiasi mette piede in una galleria di arte contemporanea. Dapprima indifferente, resta come folgorato dalla capacità dell'artista di far emergere la profonda “verità” della vita dei vari individui raffigurati.

Quasi istantaneamente, Mr Gwyn decide di improvvisarsi “copista” della realtà ovvero di unire la meticolosità della scrittura alla profondità della pittura, “scrivendo ritratti” che in qualche modo raffigurino lo scorrere della vita di tutti i giorni.

Egli allestisce dunque il suo studio con grande cura e precisione e con una particolare attenzione all'illuminazione. Diciotto lampadine di “luce infantile”, ordinate ad un “magico” artigiano di Camden Town, spegnendosi dopo 32 giorni in maniera del tutto casuale dovranno dare “il senso della fine” nell'opera dell'artista.

Nella lettura dei corpi nudi, spogliati dalle ipocrisie e false autorappresentazioni di ogni giorno, Jasper Gwyn riesce a tracciare il senso profondo delle storie di ciascuno. Scrivendo ritratti per i suoi modelli, egli riesce a “riportarli a casa”, ad indirizzarli verso una loro dimensione di armonia.

In questo modo, con un cenno forse autobiografico dell'autore, l'artista perduto ritrova se stesso e la sua arte e riesce a comprendere che la vita, serie di eventi apparentemente indecifrabili, altro non è se non un viaggio di continua scoperta nel corso del quale non c'è tanto da soffermarsi sui singoli passi quanto invece semplicemente concentrarsi a vivere.