Il fumetto. V per vendetta, l’anarchia come chiave di lettura politica

di Vinicio Marchetti

La graphic-novel più celebre di Alan Moore, ai giorni nostri, non è mai sembrata più attuale. (Vinicio Marchetti)

v_per_vendetta Quando si parla di cultura letteraria, solitamente (e in maniera spaventosamente erronea), si tende a trascurare o, addirittura, escludere a priori i fumetti. Parlare di “V Per Vendetta”, il capolavoro dell’autore Alan Moore, tocca un numero così grande di argomentazioni da rasentare quasi l’incredibile.

Politica, Anarchia e Libertà si mescolano per dare vita a un ipotetico futuro in cui Londra, gettata nel tormento di un vortice totalitario, si avvia alla rivoluzione guidata da un personaggio, mascherato e sibillino, in grado di riprendere il discorso del superuomo decantato da Nietzsche e riscriverlo in chiave moderna e, se vogliamo, rivestendolo di ribelle giustizia.

La prima volta che quest’opera vide la luce fu, in bianco e nero, tra il 1982 e il 1985, sulla rivista inglese Warrior. Il successo fu tale che la collana divenne la portabandiera dell’intera testata.

In Italia, invece, abbiamo dovuto aspettare fino al 1991, quando la rivista Corto Maltese decise di pubblicare la serie a puntate. In seguito, uscirono diverse edizioni della saga ma, senza ombra di dubbio, la più preziosa è quella denominata “Edizione Assoluta” che ripropone, in grande formato, un riproduzione, similare e in bianco e nero, di quella che uscì nei primi anni 80 in Inghilterra.

Appare anche scontato dare tributo a un fumetto che, di leggerezza e serenità, non si pregia in alcun modo. D’altronde, V Per Vendetta fu pubblicato come sentita protesta contro la politica conservatrice de Margaret Thatcher. Anche se, ora più che mai, quei temi sembrano essere ancora più attuali e scottanti.