La Mini Naja di La Russa: boutade o reale opportunità?
“Forgeremo soldati di Pace” ha tuonato il Ministro La Russa annunciando la sua nuova trovata: proporre a i giovani interessati un mesi di mini stage in caserma (di Francesco Enrico Gentile)
Un ritorno al militarismo protestano invece molte realtà associative che in questi hanno contribuito a costruire e diffondere una cultura della difesa non violenta della Nazione. Ancora una volta quindi le parole del responsabile del dicastero della Difesa suscitano polemiche e dibattiti. Ignazio La Russo, il vulcanico ministro nonché vice-coordinatore del PDL, in occasione dell'82a adunata nazionale degli Alpini tenutasi a Latina ha rilanciato la sua vecchia idea di impiegare giovani volontari in un mese di attività presso le caserme delle Penne Nere e dei paracadutisti.
L'obiettivo indicato è quello di fornire agli interessati un periodo di esperienza comunitaria, elementi di educazione civica e di attività atletico-militari. A prima vista sembra evidentemente un primo tentativo di sondare il terreno per un ripristino della leva obbligatoria,abolita ufficialmente nel 2004. Tale ipotesi è stata prontamente smentita da La Russa in una intervista ad un quotidiano nazionale, occasione sfruttata dal ministro anche per indicare un altro dei fini che non la mini-naja si intende perseguire: evitare la scomparsa di corpi tradizionali come gli Alpini.
Come? Prevedendo l'iscrizione dei ragazzi coinvolti alle associazioni di arma consentendo così il perpetuarsi della memoria di corpi storici. Certo l'intero ragionamento del ministro contraddice larga parte del percorso che l'intero Paese, compresi vertici delle Forze Armate, hanno compiuto in questi anni. Il passaggio dalla leva obbligatoria alla professionalizzazione dell'impegno militare ha rappresentato e rappresenta un allineamento dell'Italia alle modalità previste negli altri paesei europei.
La scelta compiuta nel 2004, grazie soprattutto all'incessante impegno delle realtà non violente, è un un punto di avanzamento da cui sembra difficile recedere. La stessa cultura della difesa non violenta della Patria, chiaramente indicata tra i principi ispiratori del moderno Servizio Civile, è oramai sedimentata nel sentire comune del Paese. D'altra parte la proposta di La Russa pone alcuni interrogativi di tipo pratico: quanto costerebbe il tutto? Come verrebbero inquadrati i ragazzi?
A queste domande dal dicastero di XX settembre non giungono risposte. Sorge il dubbio quindi: reale proposta o boutade?