Universal Erasmus: sempre più europei in un mondo che cresce

di Anna Laudati

Lanciata a Bruxelles una petizione per consentire a tutti i ragazzi europei le opportunità del Programma Erasmus (di Francesco  Enrico Gentile)

 


Quanti tra i nostri coetanei hanno fatto, o stanno facendo, quella straordinaria esperienza chiamata Erasmus? E quanti invece, pur facendo domanda, essendo in possesso dei requisiti necessari, sono esclusi? Su una platea di circa 90 milioni di giovani europei ogni anno solo 300.000 fortunati riescono ad accedere alle opportunità previste dal Programma Erasmus. Il 30%, una inerzia rispetto alla popolazione giovanile dei 27 stati dell’Unione.

 

 

A questa difficoltà delle istituzioni comunitarie cerca di rispondere una proposta, lanciata da alcune organizzazioni giovanili europee e subito adottata dal PSE, tesa ad aumentare i fondi stanziati. Il nome scelto per la campagna e’ evocativo: Universal Erasmus. L’obiettivo dell’iniziativa  è quello di offrire a tutti i giovani europei la possibilità di fare un’esperienza in tutti gli Stati dell’UE, in un ente locale come in una impresa, in una università come in una associazione.

La mobilitazione, che vedrà diversi momenti di impegno in giro per l’Europa è stata lanciata a Bruxelles lo scorso 14 febbraio data importante per gli europeisti. Il 14 febbraio 1984 infatti venne approvato dal Parlamento Europeo il Trattato dell’Unione, redatto da Altiero Spinelli, punto di riferimento dell’intero panorama politico europeo. La scelta non è in realtà casuale. Nelle intenzioni dei promotori l’istituzione dell’Universal Erasmus rappresenta un concreto passo verso la costruzione di quella cittadinanza europea a lungo caldeggiata ma ancora aldilà dal venire.

Il fallimento dei referendum sul nuovo Trattato in Stati importanti come Francia, Olanda e Irlanda rappresentano a detta dei promotori un segnale imponente di difficoltà del percorso comunitario. La lunga strada dell’integrazione non può che evidentemente passare per le giovani generazioni europee, meno ancorate ad appartenenze nazionali e più aperti alla condivisione e alla contaminazione con i loro coetanei di altri stati. In realtà la proposta intende avere conseguenze dirette non solo sul piano politico, ma anche e soprattutto su quello delle opportunità per le ragazze e i ragazzi europei.

L’assunto di per sé e semplice : solo una generazione abituata a girare l’Europa, pienamente integrata potrà, al momento opportuno, misurarsi con un mercato del lavoro che sé è sempre più comunitario e sempre meno nazionale. Ovviamente Universal Erasmus richiederà una quantità ingente di fondi europei che tuttora mancano. “Non sono gli strumenti a mancare, ma la volontà politica. Quella che serve è una semplificazione delle procedure , un sistema di informazione capillare, un ampliamento dei settori di scambio e soprattutto che l’Unione Europea spenda meglio i suoi soldi” afferma Giacomo Filibeck, tra i promotori dell’iniziativa.

Evidenti difficoltà non insormontabili rischiano di ostacolare una proposta che se realizzata consentirebbe a tante ragazzi e ragazze di essere sempre più europei e sempre meno “locali”: Acora una volta, forse, è dalle giovani generazioni che deve partire la riscossa.