Milano. Una borsa di studio affinchè non si debba mai più morire per un'idea

di Anna Laudati

Il Presidente della Provincia Guido Potestà istituisce una borsa di studio per riflettere sugli "anni di piombo" (di Caterina Ferrara)

graffito.jpgSergio Ramelli era un giovane come tanti, milanese, diciottenne, studente di chimica industriale ma Ramelli era anche militante del Fronte della Gioventù, un'organizzazione che riunì negli anni settanta i giovani della destra politica del nostro paese, e per questo la pagò cara. Un giorno di marzo, poco dopo aver parcheggiato il motorino davanti casa, un gruppo di persone lo assalì a colpi di chiave inglese ferendolo al capo. Correva l'anno 1975.

Al processo vennero imputate 10 persone tutte appartenenti al Servizio d’Ordine di Avanguardia Operaia, organizzazione di estrema sinistra dell’epoca. Da allora sono passati 35 anni  e oggi si torna a riflettere sui fatti accaduti nei famosi anni di piombo grazie ad una borsa di studio che il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, ha istituito per il prossimo anno scolastico a favore degli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori. Gli studenti dovranno presentare una tesina (di 20mila battute al massimo) sul tema «’69-'80: riflessioni sugli anni dell'odio - mai più giovani uccisi per un'idea», ai vincitori verrà assegnato un premio in denaro, quale contributo per gli studi universitari, pari alla somma di 3mila euro al primo classificato, 2mila al secondo e mille al terzo. A presiedere la giuria del premio insieme ai direttori dei maggiori quotidiani nazionali sarà il direttore de “La Stampa”, Mario Calabresi.

Scopo della borsa istituita è quello di approfondire le dinamiche e le vicende che hanno caratterizzato una fase storica del Novecento italiano. In quegli anni, come lo stesso Podestà ha ricordato, un pensiero espresso in pubblico, un giornale portato sotto il braccio, un libro, potevano costare la vita. Purtroppo l’intolleranza ideologica ha segnato il nostro passato che ha visto milioni di persone perdere la vita per idee politiche non condivise, per la fede religiosa professata o solo per la diversa appartenenza etnica. Ma gli anni intercorsi tra il 1969 e il 1980 resteranno impressi nella memoria di tutti per la nascita di un fenomeno - quello del terrorismo - che con la sua lotta politica armata fatta di azioni clamorose, omicidi atroci e stragi pubbliche, ha diffuso paura e confusione nell’intera popolazione sfruttando l’eco dei mass media.

“Alzare il tiro”, questo era uno degli slogan delle Brigate Rosse, ma adesso a distanza di anni è arrivato il momento che quel tiro venga mollato. Oggi, partendo proprio dai giovani, possiamo e dobbiamo tentare a tutti i costi la creazione di una cultura di valorizzazione del diverso e soprattutto abbiamo il dovere di ricordare ciò che la nostra Costituzione recita agli articoli 17 e 18: "I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi”, “Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare".