In viaggio tra i giovani della “2G”. Samir: “la cittadinanza che ho in mente parte dalla scuola”

di Gianfranco Mingione

Il viaggio fra i giovani della “2G” prosegue e rinnova la sua formula comunicativa. L’intervista classica lascia il posto ad un racconto diretto, di cui testimoni privilegiati, continueranno ad essere sempre e soltanto i giovani: “Mi chiamo Samir Elghouazi, nato e cresciuto in Calabria, dove l’inclusione sociale non è mai stata facile e nonostante ciò sono fiero di essere calabrese”. (Gianfranco Mingione)

1Samir

L’intervista, come ben insegnano i manuali di giornalismo, è fatta di domande e il suo oggetto può riguardare uno specifico argomento o la personalità dell’intervistato. In questa nuova formula comunicativa il racconto dell'intervistato prende il sopravvento e parte dal piano personale per poi toccare il tema del’inclusione sociale e delle pari opportunità. Un’intervista dove le domande non si vedono ma ci sono, come nella storia Samir, nato nel sud della nostra penisola, in Calabria, una terra baciata dal sole e dal mare, ricca di storia e cultura. Proprio come la terra da cui trae origine la sua famiglia, il Marocco.
Oggi, Samir, in  qualità di coordinatore dei Giovani Anolf di II Generazione della sua regione, è  impegnato sul versante dell’inclusione sociale dei cosiddetti “Nuovi Italiani”, i ragazzi e le ragazze figli dei cittadini immigrati. In questa veste aiuta i ragazzi nella risoluzione di diversi problemi legati all’istruzione, al lavoro, alla sanità e al disbrigo delle pratiche burocratiche.

"I figli degli immigrati oggi cominciano a muoversi verso l’alto studiando e lavorando. Ma non votano.

La maggioranza dei residenti lì percepisce ancora come cittadini diversi, sebbene parlino la stessa lingua, abbiano gli stessi interessi dei loro coetanei.  Purtroppo non c’è una forza politica importante che contribuisca fattivamente per il miglioramento dei diritti e doveri degli stranieri, per un loro rapido accesso alla cittadinanza e al voto, che è la cosa fondamentale.

I giovani di seconda generazione, con l'aumento del periodo di residenza in Italia, soprattutto se frequentano la scuola, sono tendenzialmente sempre più simili ai loro coetanei italiani, per spirito di omologazione e forse per non essere discriminati, sebbene le loro amicizie siano spesso da ricercarsi proprio tra i giovani connazionali.

Credo sia opportuno predisporre per ogni giovane una solida formazione, per favorirne così la valorizzazione come fondamentale risorsa futura per lo stato.

Mai come oggi, si è scarsamente investito sui giovani, perché quando si decide di tagliare i fondi per l’istruzione pubblica, significa impedire al Paese di crescere  e si commette un delitto paragonabile a quello che commise Erode nell'uccidere tutti i neonati per paura di perdere la propria regalità. La scuola è importante ed è priorpio in questo luogo che si dovrebbero insegnare ai ragazzi i diritti e i doveri della cittadinanza cosmopolita.

Anche le seconde generazioni rischiano di scontare tale scarsa valorizzazione.

Per loro l’impatto con la società in cui sono nati, o sono giunti in tenera età, potrà essere meno traumatico se, a prescindere dalla cittadinanza, si metteranno in campo strategie e strumenti per favorirne la piena integrazione. A partire fin dai primi anni scolastici, dove sarebbe necessario affiancare la famiglia per evitare che il rientro del piccolo nel contesto familiare d’appartenenza, dove a volte l’uso della lingua italiana non è sempre corretto, incida negativamente sulla sua carriera scolastica. Un aspetto che si aggrava man mano che la carriera scolastica del bambino progredisce. Mi auguro che il sistema scolastico italiano riesca a garantire alle seconde generazioni le stesse opportunità dei loro coetanei.

E’ parimenti molto difficile accettare che, un giovane immigrato, nato e cresciuto in Italia, al compimento dei 18 anni, rischi di diventare irregolare e quindi di essere espulso, se non trova subito un lavoro stabile, anche in considerazione che se in Italia fossero chiuse le porte all’immigrazione, la popolazione giovane in età attiva, diminuirebbe di almeno 4 milioni di unità  tra il 2010 e il 2030, portando il Paese verso un sicuro declino economico.

I diritti di cittadinanza, intesi come integrazione politica, non possono interessare un singolo paese dell’Unione Europea, devono estendersi a tutte le persone che risiedono sul suo territorio, e che hanno il diritto di circolare liberamente e di stabilirsi in un altro Stato membro dell’Unione, portandosi dietro i propri diritti e acquisendo doveri, al pari dei cittadini di quello Stato, come previsto dal Trattato di Lisbona, ed inoltre la possibilità di partecipare alle elezioni del Parlamento Europeo e alle elezioni comunali.

Questa è l’idea di cittadinanza che ho in mente".

 Elghouazi Samir{jcomments on}