Sono Andrea, 18 anni: faccio il pastore!

di Gianfranco Mingione

Tirati per la giacchetta di qua e di là, come non mai, vituperati e apprezzati, osannati e relegati, i giovani si trovano spesso di fronte ad un bivio difficile. Una cosa è certa: i giovani bamboccioni, nullafacenti, senza sogni e speranze nel cambiamento sono una categoria in via d’estinzione. Andrea docet. (Gianfranco Mingione)

Andrea_Maffeo_lastampa

Dei giovani si scrive pressoché tutti i giorni o un giorno sì e un altro no (perché gli scandali della politica, di questi ultimi tempi, hanno finito per riempire tristemente e noiosamente le pagine virtuali e cartacee dell’informazione e non solo). Poveri diavoli, questi giovani, i giovani d’Italia e non solo, li vedi scendere in piazza, gridare vecchi e nuovi slogan, ribellarsi per il prezzo del pane, per la libertà che manca e la censura, assurda e cattiva, che tutto vuole coprire col silenzio.

Giovani spesso strumentalizzati, usati malamente da questa o quella parte politica. Giovani che, in fondo, si vedono negato il diritto al futuro, il diritto a cambiare ciò che non va nel reale e a destinare una crescente quota di speranza a particelle sempre più piccole gettate in fondo a una quotidianità difficile da sostenere.

Ma in fondo la speranza è l’ultima a morire, foriera di quella passione che non vuole tramontare. La speranza la vedi materializzarsi ascoltando la storia di Andrea Maffeo, 18 anni, figlio di dottori, scappato dalla città per fare un mestiere che quasi nessuno vuol più fare: il pastore.

Andrea non ha scelto di studiare perché sapeva in testa e cuor suo cosa fare. Dal banco di scuola già immaginava, ipotizzava la sua vita che di li a poco sarebbe cambiata. Andrea insegna molto ai giovani e ai non giovani di oggi. Ci insegna, soprattutto, a non demordere e ad ascoltare sempre noi stessi. La strada giusta da percorrere non è mai facile e forse non esiste. L’importante è ascoltarsi, evitando di farsi influenzare da stereotipi, pregiudizi e superficialità di ogni sorta. Essere liberi significa vivere appieno la propria vita. Ed in questo, il giovane pastore, dà una grande prova di coraggio e ambizione ai suoi coetanei.

Andrea è felice perché fa qualcosa che lo entusiasma, che lo coinvolge, che lo rende protagonista della sua vita tutti i giorni. E questo lo aiuta a sopperire anche le difficoltà a cui va incontro. Chissà poi che un giorno Andrea non prenda anche un diploma o una laurea in agraria. Se lo vorrà e se lo riterrà utile.

Un chiaro e brillante esempio de La Meglio Gioventù, nonostante i mala tempora currunt.{jcomments on}