Fanny e il suo Servizio Volontario Europeo

di Anna Laudati

Perché hai scelto di andare proprio all’estero? Fanny: Perché sarei dovuta rimanere in Italia? (Sara Pulvirenti

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Venti anni, torinese, studente di relazioni internazionali e russo a Leeds, in Inghilterra, ed un anno dedicato ai bambini di un orfanotrofio di Ceadir-Lunga, in Moldova. uesta è Fanny, una dei tanti volontari del Servizio Volontario Europeo. Lo Sve è un progetto della Commissione Europea ed è rivolto ai giovani dai 18 ai 30 anni residenti in uno dei paesi dell’Unione. I progetti offrono la possibilità di svolgere un’attività di volontariato a tempo pieno per un periodo massimo di 12 mesi, in uno dei 27 stati membri o dei tre paesi dell’AEE (Islanda, Norvegia e Liechtenstein) o in Turchia. 

Ci siamo conosciute a Torre del Greco (Na), durante la due giorni di Amesci, “Giovani che costruiscono il cambiamento”. Alta, occhi scuri, profondi e vivaci e tanta disponibilità nel raccontare il suo percorso di crescita, partito proprio dalla lontana Moldova. 

Fanny, perché hai scelto di svolgere il Servizio Volontario Europeo?
Bé, volevo fare un’esperienza all’estero, che non fosse solo un viaggio, ma che costituisse anche un’esperienza formativa dal punto di vista personale e professionale. Ho cominciato a cercare progetti all’estero, ma la maggior parte delle organizzazioni che accoglievano volontari chiedevano un contributo intorno ai 2000/3000 euro. Poi ho scoperto la possibilità di fare lo SVE, molto più accessibile del servizio civile all’estero.

Infatti la partecipazione ai progetti del Servizio Volontario Europeo è totalmente gratuita: ai volontari vengono garantiti vitto, alloggio, tutoraggio e formazione linguistica. Il costo del viaggio il più delle volte è sostenuto dagli organismi organizzatori.

Ma perché hai scelto di andare proprio all'estero?
In realtà la domanda giusta sarebbe stata: perché sarei dovuta rimanere in Italia? Infatti quando ho deciso di prendermi un anno “sabbatico”, non avevo neanche contemplato l’idea di rimanere nel nostro paese. Volevo un’esperienza, come ho già detto, che unisse il viaggio alla formazione professionale, e volevo cogliere l’opportunità di andare all’estero sia per crearmi una nuova rete di contatti internazionali, sia, possibilmente, per imparare una nuova lingua. A tutto questo si aggiunge il fascino che ho avuto da sempre per l’est Europa. 

Cosa hai fatto durante il tuo soggiorno in Moldova?
Ho lavorato in un orfanotrofio, dove, durante i mesi di scuola, ho insegnato inglese e, nel periodo estivo, ho aiutato ad organizzare giochi ed attività didattiche. Inoltre, ho dato lezioni private di inglese ad alcuni giovani locali, particolarmente interessati nell’apprendimento della lingua.

Immagino che di episodi particolari ce ne siano stati tantissimi, giusto?
Infatti è molto difficile trovare un episodio in particolare da raccontare. Ripensando ai mesi passati in Moldova, mi rendo conto che mi ero abituata a vivere in una realtà davvero diversa, ed alcune delle cose che mi accadevano tutti i giorni ora mi sembrano totalmente assurde. Ci si rende davvero conto come le differenze culturali spesso vengano a galla da delle inezie. Per esempio, le finestre. Giuro di non avere mai patito il caldo come in Moldova. Il motivo? Lì si dice che la brezza che entra dalle finestre aperte (o finestrini, se si tratta di macchine o di autobus), sia malefica e faccia ammalare. Quindi i mesi estivi sono stati per me, e per tutti gli altri europei, il momento del maggiore “scontro tra civiltà”. Sugli autobus, per esempio: interi viaggi in cui noi cercavamo di aprire i finestrini, e loro, ce li chiudevano.

Differenze che sono diventate familiari. Che traccia ha lasciato questa esperienza dentro di te?
Indelebile! Nonostante non possa dire di aver ottenuto una particolare formazione professionale, nè una profonda conoscenza della lingua, mi rendo conto di essere diversa da prima. Tanto per cominciare, ora so con certezza di non avere più paura ad intraprendere viaggi, anche nei Paesi più sconosciuti. Inoltre è stato interessante vivere in un luogo caratterizzato da un patrimonio storico, oltre che da un presente completamente diverso dal mio.

Una persona cresciuta nell’Unione Europea talvolta sottovaluta la fortuna ed i diritti che ci sono garantiti e spesso non si rende conto che ci sono anche coloro a cui questi diritti sono negati. Ma questo forse potrà sembrare ovvio. Quest’esperienza mi ha lasciato soprattutto una forte sensibilità, o anzi, rabbia, verso le politiche e in generale l’opinione pubblica europea che sta prendendo una piega piuttosto intollerante, razzista ed in generale, disinteressata verso Paesi ed popoli di “fuori”.

In futuro pensi di ritornare in Moldova?
Si, spero che l’indirizzo politico dei miei studi mi riporti un giorno proprio a Ceadir-Lunga. Spero soprattutto di poter lavorare per creare dei progetti funzionanti e dei finanziamenti.

Consiglieresti ad un tuo coetaneo di fare la tua stessa esperienza?
Sicuramente! Oltretutto penso che gli ex volontari SVE dovrebbero contribuire ad informare gli altri giovani sulle possibilità offerte dall’ UE, per esempio preparando presentazioni nelle scuole e così via. In Italia, lo SVE non è minimamente pubblicizzato e se non si sa dove guardare è anche molto difficile ottenere informazioni a riguardo. Anche per questo ho accettato con piacere di raccontarti la mia esperienza.

Lo Sve si avvicina molto ai principi ed alla logica del Servizio Civile Nazionale. Non so se sei a conoscenza dei numerosi tagli dei fondi ad esso dedicato, se avessi la possibilità di parlare con qualche “nome che conta”, cosa gli diresti?
Gli direi che è sbagliato. Il servizio civile non è un investimento solo da parte dello Stato. E’ principalmente un investimento da parte del volontario, un investimento di tempo ed energia; se questo fosse più regolato (e con questo intendo che dovrebbero esserci maggiori controlli sui progetti approvati, per evitare che continuino ad esistere organizzazioni e progetti non funzionanti), sarebbe una risorsa non solo per i giovani, ma anche per lo Stato che riceve il servizio.  

Che mondo immagini per il futuro?
Mi auguro migliore. Ma per il momento ammetto di essere piuttosto pessimista: tutti i governi europei si stanno limitando a cercare di rimettere in piedi un sistema completamente corrotto, tagliando fondi e possibilità proprio a noi giovani.

E che ruolo avranno le nuove generazioni nel costruirlo?
Il ruolo dei giovani nel costruire il futuro? Spero che possano averne uno, dal momento che pare che le politiche di oggi stiano cercando di dare loro sempre meno spazio.