Campania. Firmato l’accordo tra le universita’ per la sinergia delle risorse

di Anna Laudati

Le università campane diventano federate per favorire il coordinamento tra gli atenei, razionalizzare l'offerta formativa e offrire maggiori servizi agli studenti. "Dal prossimo anno accademico quindi si razionalizzerà l'offerta formativa, evitando inutili sovrapposizioni di corsi, verranno proposti corsi di studio interateneo per esaltare le eccellenze didattiche nei vari settori". (Gerarda Pinto)

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L’accordo di programma è stato firmato a Palazzo Chigi dal ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, e il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, con le sette università campane(Università degli studi di Napoli «Federico II»,Seconda Università degli studi di Napoli, «L'Orientale», «Parthenope»,Università degli studi di Salerno, di Sannio e di Suor Orsola Benincasa).

Il ministro Gelmini illustrando l’accordo afferma che "le università campane sono tra le prime ad attuare la riforma dell'università attraverso un processo di riordino dell'offerta formativa che consente di ottimizzare le risorse e potenziare alcuni corsi in sinergia con la regione Campania.Mettiamo in campo un modo nuovo di pensare al welfare studentesco".

Caldoro, mettendo in evidenza come si stia applicando il federalismo dal Sud, parla di "un federalismo virtuoso, competitivo che mette tutti sulla stessa linea di partenza" annunciando che la Regione sta lavorando a una sorta di Ffr (Fondo di finanziamento regionale) per gli atenei da affiancare al Ffo (fondo di finanziamento ordinario).

Il piano sarà operativo dall'anno accademico 2011-2012 e avrà una durata di cinque anni. In particolare,si prevede, per la razionalizzazione dell'offerta formativa: il contenimento del numero dei corsi di studio per “evitare inutili sovrapposizioni”; la promozione di corsi di studio che prevedono l'interazione di più atenei, da attivare presso l'università con maggiore vocazione scientifica e didattica nel settore di riferimento; la riduzione degli ambiti disciplinari in eccesso per favorire una specializzazione dell'offerta formativa di ciascuna sede; il riordino dei dottorati di ricerca anche attraverso l'unione di più scuole di dottorato e la confluenza dei corsi presso un unico ateneo al fine di realizzare una maggiore competitività dell'offerta anche a livello internazionale.

Per i servizi agli studenti invece è prevista la realizzazione di una tessera regionale dello studente che consentirà l'accesso ai laboratori, alle biblioteche degli atenei e il pagamento del pasto delle mense universitarie; la realizzazione di un sistema informativo unico dell'offerta formativa regionale secondo criteri di accessibilità e completezza. Inoltre è previsto il coordinamento tra le sedi per l'erogazione di servizi di biblioteca digitale; l'accesso per tutti gli studenti campani ai laboratori scientifici ed informatici (5 mila postazioni) del sistema universitario e la riorganizzazione dei servizi di collegamento tra l'università e il mondo del lavoro.

Per raggiungere gli obiettivi dell'accordo sarà costituito un Comitato composto dai Rettori, dall'assessore all'Università e alla Ricerca della Regione e da un rappresentante degli studenti. Alle riunioni del Comitato sarà invitato a partecipare anche il ministro dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca.

Il federalismo che coinvolge le università campane è stato accolto con entusiasmo anche da Pietro Smarazzo, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e vicepresidente di Studenti per le Libertà che commenta l’incontro così: "la Campania è la prima Regione che comprende lo spirito della riforma e dimostra di avere un approccio moderno per il mondo universitario. Dal prossimo anno accademico quindi si razionalizzerà l'offerta formativa, evitando inutili sovrapposizioni di corsi, verranno proposti corsi di studio interateneo per esaltare le eccellenze didattiche nei vari settori. Ho assistito a questo incontro sicuro che - conclude - questa sia la strada da intraprendere e certo che verrà percorsa nel più breve tempo possibile". 

Gli studenti, invece, hanno accolto la notizia con più scetticismo, stanchi e stufi delle continue modifiche che coinvolgono l’università. Giordana, studentessa di Scienza Biologiche, all’università Federico II, ritiene che sicuramente a livello teorico si tratta un passo avanti per l’università ma è convinta che ancora una volta i tempi saranno lunghi, le conseguenze di questa proposta forse non si vedranno mai, perché sicuramente, fra qualche anno si ritornerà al punto di partenza. E’ preoccupata per le tasse che continuano a salire, per gli appelli che a ogni sessione coincidono, per la poca e frettolosa disponibilità dei professori, per la poca professionalità di questi ultimi che spostano esami, senza avvisare, che si presentano in ritardo a lezione, per i costi che sostiene una studentessa fuorisede.

L’università sta diventando come un incrocio senza semafori, né vigili. Bisognerebbe vivere la “vita universitaria” per capire che il vero problema non è la mole di libri sui quali si passano le ore ma il caos, la poca organizzazione che travolge i corsi, le aule dislocate in varie strutture, il tardivo passaggio alla digitalizzazione, le ore “buttate”in attesa che un professore venga a ricevimento, quarantacinque esami per una triennale, la folle corsa verso la fine, puntare alla quantità e troppo poco alla qualità ,all’interiorizzazione di una materia e alla formazione di una coscienza critica.

Stanno sfornando macchiette pronte a cadere al primo ostacolo, al primo colloquio, al primo concorso; figli di un “Dio minore”, così etichettò un professore di letteratura italiana i numerosi studenti che seguivano una sua lezione. Ogni cambiamento è accolto con sfiducia, se alle spalle c’è una situazione così precaria e incerta che coinvolge la formazione di uno studente. Paradossale se si pensa che la formazione e la cultura sono le basi, le fondamenta, i mattoni, il cemento armato per la vera professionalità.

(foto: corriereuniv.it)