Campi di lavoro volontario in Europa e nel mondo. La testimonianza di Elisa
Si chiama “Volontariato al Volo” ed è un progetto promosso dall’organizzazione “Cantiere Giovani” , grazie al quale ragazzi dai 16 anni in su possono fare una breve esperienza di volontariato presso un campo di lavoro internazionale. Ne parliamo con Mario Lupoli dell’associazione promotrice e direttamente con Elisa, giovane che ha vissuto in prima persona quest’esperienza. (Ornella Esposito)
In inglese sono workcamp, in italiano, campi di lavoro, ma una cosa è certa: sono un’esperienza indimenticabile che lascia un marchio indelebile nella vita dei giovani partecipanti tanto è la loro intensità umana,psicologica ed emotiva. Essi consistono nella permanenza di due settimane presso un paese europeo o extraeuropeo dove, ospitati da un’associazione di volontariato. I giovani sono impegnati in lavori pratici (per esempio costruire un ospedale, dipingere una scuola, organizzare festival musicali, proteggere le tartarughe marine,etc) e, nel contempo, in attività di confronto, sensibilizzazione e promozione del volontariato insieme ai loro coetanei del paese ospitante.
Nello specifico il progetto “Volontariato al Volo”, spiega Mario Lupoli, responsabile della mobilità giovanile internazionale dell’organizzazione Cantiere Giovani, ente promotore, è nato nel più ampio quadro dell’anno europeo del volontariato, durante il quale la Commissione Europea ha voluto finanziare 54 progetti-bandiera (flagship project) con l’obiettivo di rafforzare la partnership fra le organizzazioni della società civile che si occupano di volontariato e scambi internazionali. In Italia, due progetti finanziati, uno dei quali è appunto “Volontariato al Volo” promosso in partenariato con la Regione Campania, l’Università Orientale di Napoli, e con una rete di associazioni no profit su tutto il territorio nazionale. Tale progetto, conclusosi il 4 settembre, ha dato la possibilità a 50 giovani italiani (selezionati da Cantiere Giovani) di recarsi all’estero grazie al rimborso del 50% della spesa del viaggio, entro un tetto massimo di 450 euro, e naturalmente alla gratuità del vitto e dell’alloggio. L’ospitalità è stata ricambiata con la permanenza di altrettanti giovani, provenienti da svariate parti del mondo, nel nostro paese presso le associazioni no profit in rete nel progetto.
Tiene a sottolineare Mario Lupoli che “Volontariato al Volo” persegue due obiettivi fondamentali, in sintonia con quelli della Comunità Europea ed internazionale: il primo quello di creare dei network nazionali ed internazionali attraverso i quali scambiare le buone prassi, promuovere una visione positiva e innovativa del volontariato, il secondo, quello di fare concretamente qualcosa per le comunità locali e di farlo, soprattutto, insieme alle persone del posto, condividendo con loro la fatica e gli spazi.
Ed è proprio della sua duplice esperienza di volontariato che ci parla Elisa Massari, 27 anni di Rimini, laureata in materie umanistiche, che ha trascorso sei mesi in Zambia ed ha partecipato al workcamp di Cantiere Sociali.
Elisa, in cosa è consistita la tua esperienza in Africa e quella qui a Napoli?
In Africa è consistita principalmente nel conoscere la realtà della condizione femminile e nel sensibilizzare le altre donne su tali tematiche. Abbiamo girato anche un video. Qui mi sono occupata di coordinare i workcamp sulle varie città italiane coinvolte nel progetto “Volontariato al Volo” da Napoli a Viterbo, da Brescia a Palermo.
Che idea avevi dello Zambia prima di partire e con quale idea sei ritornata da questo paese?
Non mi ero costruita un’idea, non ho avuto il tempo perché ero impegnata in un altro progetto ed ho saputo con poco preavviso della mia partenza per l’ Africa. Sono andata lì ed ho cercato di vivere sul campo la quotidianità, insieme ai miei compagni di avventura provenienti da altri paesi.
Cosa ti sei portata, nella valigia del ritorno, di queste esperienze?
E’ molto difficile fare la sintesi di un’esperienza che è così tanto intensa, spiegarla in poche parole. E’ qualcosa che ti cambia la vita, ti fa crescere da vari punti di vista. L’ho riscontrato anche nei workcamp appena conclusi parlando con i ragazzi che vi hanno partecipato. Queste esperienze trasformano non solo le persone, ma anche le comunità locali perché creano rete e nuove opportunità. Per esempio a Palermo abbiamo ritinteggiato una scuola e l’associazione ha ottenuto dall’istituto scolastico la possibilità, per tutto l’anno, di fare dei laboratori didattici. Si crea movimento, rete.
Secondo te, la conoscenza diretta di un paese, di un popolo, aiuta ad abbattere i pregiudizi?
Si, l’esperienza diretta aiuta ad abbattere i pregiudizi anche se, a volte, le persone hanno meno pregiudizi di quanto immaginiamo. Per esempio, il gruppo di spagnoli che abbiamo ospitato qui al nostro worcamp, non avevano una rappresentazione terribile della città e dei cittadini napoletani.
Infine, quali progetti hai per il futuro?
Sicuramente quello di rimanere nell’ambito del volontariato e delle organizzazioni no profit. Per il momento resto a Napoli fino a dicembre, poi vedrò.