I giovani nel labirinto del mercato del lavoro

di Lorenzo Quilici

I dati sulla disoccupazione giovanile in Italia sono piuttosto preoccupanti. Secondo l’Istat, la percentuale – relativa allo scorso gennaio -  dei giovani under 25 disoccupati è di 31,1%. (Lorenzo Quilici)

3380_fotogrande1_lavoro_giovani_disoccupazione Il governo, attraverso una riforma che vedrà luce questa primavera, cercherà di porre rimedio alle criticità del mercato del lavoro, il cui accesso per i giovani è ancora troppo problematico. Il leader della Cgil  negli anni ’70, Luciano Lama, disse: “Noi purtroppo, in un certo senso, abbiamo vinto contro i nostri figli”. Tale affermazione può essere considerata attuale ancora oggi: infatti spesso i giovani devono contare per il loro mantenimento sull’aiuto dei genitori, non avendo uno stipendio che permette loro di vivere autonomamente. Uno degli scopi della riforma del mercato del lavoro è proprio quello di liberare la gioventù dalla dipendenza economica dalle famiglie.

Sicuramente negli ultimi quindici anni, grazie a varie riforme, il mercato del lavoro è diventato più flessibile, facendo diminuire la disoccupazione giovanile. Purtroppo vi è stato anche il rovescio della medaglia; spesso la flessibilità non è riuscita a garantire la dovuta protezione dei giovani lavoratori, creando così un soffocante dualismo: i lavoratori over 35 con forti protezioni, quelli giovani assediati dal precariato.

Per contrastare il precariato sono state presentate varie proposte di legge: una delle più innovative è quella del senatore e giuslavorista Pietro Ichino il quale auspica l’introduzione, nel nostro sistema, della flexicurity, basandosi su quanto avviene in Danimarca.

Per tastare il polso dei giovani impegnati nel settore delle imprese abbiamo chiesto un commento al presidente dei giovani di Confindustria di Genova, Umberto Suriani, il quale auspica «una riforma “vera”, che vada verso un contratto unico a tempo indeterminato, con la possibilità di licenziare in qualsiasi momento pagando un indennizzo, e lo sviluppo di condizioni per passare dall’idea dell’impiego a vita a quella dell’impiegabilità a vita (dunque formazione continua, lifelong learning)». Condizione di partenza per efficace inserimento dei giovani nel lavoro è «una rivisitazione - continua Suriani - del sistema sistema scolastico e universitario, prendendo come modello quello tedesco».