+ vecchi giovani: dallo shock demografico un’ulteriore sfida

di Francesco Cannone

Nello shock demografico una delle cause dell'attuale crisi. (Francesco Cannone)

invecchiamento-popolazione Siamo la prima generazione di figli, in Occidente, a doversi adattare a un tenore di vita inferiore a quello dei propri genitori. Le nostre nazioni sono oberate da un debito pubblico immenso. La crisi che ci avvinghia è molteplice. Nel cercare vie d’uscita, occorre anzitutto registrare criticamente la realtà che ci circonda, dando ad ogni cosa il giusto peso. Colpisce che di shock demografico non si parli molto.

Eppure la crisi attuale coincide con una frattura demografica senza precedenti: la coincidenza tra un diffuso calo della natalità e un poderoso allungamento della longevità. In tutto l’Occidente le nascite stanno diminuendo e stanno rapidamente cambiando i rapporti tra i continenti. Nel 1950 la percentuale della popolazione europea e americana nel mondo era del 29 per cento, nel 2050 sarà ridotta all’11 per cento: il centro della storia slitta verso l’Asia.

Più velocemente degli altri diminuiranno gli italiani, dal 1900 ad oggi le nascite si sono ridotte di 4 volte: nel 1900 una donna aveva mediamente 4, 5 figli, negli anni ’30 tre, negli anni ’80 due, oggi soltanto 1,3. Questo creerà uno squilibrio crescente nel rapporto tra giovani e anziani. La fascia della popolazione produttrice di reddito sarà sempre più piccola. Già oggi, in Italia ogni 100 lavoratori vi sono 70 pensionati, ma non siamo abbastanza produttivi per pagare le pensioni “promesse” negli anni delle vacche grasse. Nel 2020 si pensa vi sarà 1 lavoratore per ogni pensionato.

L’affacciarsi all’età della pensione delle generazioni più popolose del pianeta ha un impatto enorme non solo sui conti pubblici ma anche sugli equilibri sociali e il mercato del lavoro. Si sta materializzando una sempre più pesante piramide demografica rovesciata. La questione è estremamente complessa e irriducibile a poche righe, ma quel che certo è che occorrerà essere molto efficienti e competitivi per reggere tutto il carico, sia di coloro che non lavoreranno più, sia di coloro che non lavoreranno ancora (gli studenti). Bisogna gettare le basi per creare crescita, sviluppo, ricchezza.

C’è forse spazio per organizzare una società migliore se la prospettiva dei nostri paesi è quella di gestire la scarsità negli anni a venire?