Giovani in cerca di Orientamento

di Anna Laudati

Da un’indagine condotta su 600 studenti ne emerge un quadro non molto confortante ma ‘zeppo’ di input . Le strutture di orientamento non sono conosciute e comunque non sono in grado di offrire i servizi necessari (di  Chiara Marrazzo)

giovani_1.jpgCosa vogliono i giovani dal loro futuro? Quali processi guidano le loro scelte lavorative e formative?  Dove attingono le informazioni necessarie per progettare? A queste domande si è cercato di rispondere tramite  un’indagine condotta dal Corriere dell’Università su 600 giovani di tutto lo stivale. I risultati sono stati presentati giovedì 2 ottobre dal presidente dell’Orientasud, Mariano Berriola, in occasione del convegno innaturale della IX edizione del “Salone delle Opportunità” più grande del Meridione.

Il quadro che ne emerge non è molto confortante. La maggioranza dei giovani intervistati non conosce le proprie passione né coltiva i propri interessi e questo inevitabilmente li conduce a non saper scegliere, dopo il diploma il percorso da intraprendere. Uno studente su due, infatti, considera la scelta dell’università lo scoglio più duro che ha dovuto  superare dopo il diploma, anche se  per alcuni di essi i dubbi e le incertezze sul futuro arrivano ancora prima: un intervistato su quattro ha dichiarato di essersi trovato in un grave dilemma quando hanno dovuto decidere se continuare gli studi con l’università, immettersi immediatamente sul mercato del lavoro. Più arduo ancora, sostiene il 16%, è stato convincere i propri genitori a restare fuori dalle proprie scelte, e quindi avere una propria libertà di valutazione.

Ma in maniera quasi contraddittoria emerge che un giovane su quattro ha chiesto consiglio proprio ai genitori. Il 18% si è invece rivolto ai propri docenti delle scuole superiori, oppure agli sportelli di orientamento e tutoraggio  degli atenei. Il restante 16% ha scelto, invece, come punto di riferimento sempre l’ambito parentale, rivolgendosi a cugini, zii ed amici.

I giovani intervistati sono stati invitati a tornare indietro nel tempo ed a valutare  la bontà delle proprie scelte. Nonostante tutta l’incertezza e la difficoltà incontrata, uno studente su due non cambierebbe, essendo pienamente soddisfatto del percorso intrapreso. Un altrettanto cospicuo 22%, invece, si dichiara estremamente pentito al punto che, potendo rinnovare il processo decisionale, avrebbero intrapreso strade differenti. Il 10% non  ha saputo rispondere a questa domanda, mentre il 12% completamente deluso, non si iscriverebbe più all’Università.

Ma dopo aver compiuto la scelta  gli studenti procedono  lungo il sentiero prescelto  in maniera autonoma, non rivolgendosi ai servizi creati  ad hoc per l’orientamento in itinere. Le strutture di counseling ( orientamento/ascolto) interne alle università , infatti, sono abbastanza conosciute: il 78% dichiara di sapere della loro esistenza. Tuttavia i giovani sono restii ad affidarsi a loro: il 40% , pur conoscendo il servizio non ne ha mai usufruito;  il 17% dichiara che ha usufruito degli sportelli, ma lo ha percepito come un servizio scarsamente efficiente. Solo il 16%  si è mostrato soddisfatto del servizio.

Le strutture di orientamento necessitano, dunque di un miglioramento, per essere realmente efficaci. Primo punto su cui agire la percezione dell’affidabilità del servizio da parte degli utenti, solo così, forse, tutte le iniziative relative ad orientamento alla formazione ed al lavoro potranno diventare lo strumento indispensabile per evitare  errori di percorso.

 Ma aldilà delle strutture, forse , la cosa su cui lavorare di più sono proprio i giovani. Bisogna ricreare quell’ambiente culturale  fertile per lo sviluppo di interessi e passioni, un luogo dove poter rientrare di nuovo in contatto con se stessi e con le cose che stimolano il proprio intelletto, donando il piacere e l’energia necessari da investire per il raggiungimento dei propri obiettivi, mettendoli in grado di sperimentarsi e valutare costantemente i propri limiti ed i propri pregi.