La parola a Giampiero Alberti, presidente giovanile di Italia Futura Liguria

di Lorenzo Quilici

Ecco un montezemoliano doc che crede nella necessità di un livello culturale più alto per una politica migliore. (Lorenzo Quilici)

giampiero_alberti Abbiamo intervistato Giampiero Alberti, presidente giovanile di Italia Futura Liguria nonché assessore alle attività produttive del Comune di Camporosso (Im) e membro del direttivo regionale di Anci Giovani.

Come mai da qualche anno i giovani non sono più attratti dalla politica?
E’ da molti anni che i giovani non sono più attratti dalla politica. Molti riconduco questo allontanamento ad un modo poco trasparente e affaristico di gestire la cosa pubblica. Io ritengo che il problema abbia radici ben più radicate. Un ruolo determinante nel cambiamento del modo di fare politica lo hanno giocato i mass media che, amico avviso, hanno cambiato la società. Molti giovani sono cresciuti in famiglie in cui non si parlava di politica. E’ mancata, secondo me, un’educazione famigliare alla politica! Ancora oggi è più facile accendere la televisione e abbandonare i figli davanti a qualche programma demenziale, piuttosto che stimolarli con discussioni su temi di attualità. Crescere in questo modo, in cui tutto è bello e possibile, dove è più importante l’affermazione personale che il contribuire insieme al miglioramento della res publica porta oggi ad avere giovani completamente disinteressati alla politica. La vera politica è mossa non dagli interessi personali, non dai soldi, ma dalla passione! E’ evidente che se nessuno ti trasmette la passione è difficile avvicinarsi ad un mondo già di per sé difficile. Meglio dedicarsi ad attività più divertenti piuttosto che mettersi in gioco ed assumersi delle responsabilità. Fortunatamente esiste anche una minoranza di giovani che hanno tentato di avvicinarsi alla politica ma, in molti casi, sono rimasti delusi e hanno lasciato la militanza attiva. I partiti, da luoghi di aggregazione e progettualità, sono diventati contenitori vuoti. I dirigenti, con il tempo e attraverso la modificazione della società operata dai media, hanno creato veri e propri “gruppi di potere” per consolidare il proprio consenso personale. Entrare in un partito voleva dire, e vuol dire ancora oggi in molti casi, piegarsi alle decisioni dei gruppi dirigenti.

In qualità di coordinatore regionale di Italia Futura giovani, come cerchi di invogliare i tuoi coetanei liguri ad avvicinarsi all'associazione creata da Montezemolo?
Coinvolgere i miei coetanei non è affatto semplice. Prima che si abbattesse questa crisi economica era addirittura impossibile. Oggi qualcosa sta iniziando a cambiare. I giovani sentono che il loro futuro è stato compromesso da una classe politica inadeguata. Vogliono essere protagonisti di un cambiamento e desiderano contribuire a progettarsi un futuro migliore rispetto al drammatico presente che si sta vivendo. Italia Futura è un’associazione nata per promuovere il dibattito civile e politico sul futuro del Paese, andando finalmente oltre le patologie di una transizione politica infinita e ripetitiva. L’attività in Liguria si sta avviando ora. Attraverso il sito nazionale e quello regionale www.liguria.italiafutura.it vogliamo creare una luogo di mobilitazione libero, agile e trasparente, che dia voce a chi non si rassegna a contribuire alla vita pubblica solo il giorno delle elezioni. Vogliamo diventare una cassa di risonanza per le idee, i progetti e gli scenari che possono nascere dalla conoscenza dei problemi reali e dalla passione civile di singoli cittadini e di altre realtà associative. Vogliamo ascoltare e promuovere le idee migliori, sostenere e moltiplicare i progetti più innovativi, facendone il perno delle nostre campagne di mobilitazione pubblica. Vogliamo trasformare le idee in risposte, sollecitando una politica troppo sorda a reagire alla libera creatività delle competenze e della società civile. Vogliamo concorrere a superare il ritardo che l’Italia sta accumulando ogni giorno nei confronti dei principali paesi europei.

Cosa significa essere un giovane amministratore in una delle province dove il numero degli anziani è altissimo in proporzione alla popolazione totale?
Nel mio Comune sono fortunato. La popolazione giovane è alta, tanto che si equivale all’incirca al numero di anziani. Il problema di un giovane amministratore non è dato tanto dall’età della popolazione, ma da quanto la popolazione sia culturalmente aperta ai cambiamenti. Io trovo molta difficoltà, ad esempio, a rapportarmi con amministratori di altri Comuni. La logica diffusa è quella di preservare tutto com’è, per la paura di perdere consenso. Lavorando a scompartimenti stagni ed evitando forme di collaborazione e coordinamento nella gestione dei servizi comunali i costi rimangono alti ed i servizi scadenti. Oggi, a mio avviso, si deve fare un salto culturale ed è per questo che i giovani devono metterci la faccia in prima persona e proporsi per amministrare i Comuni. Si potrà sbagliare, ma è sempre meglio sbagliare che lasciare tutto nell’immobilismo.

L'Europa cosa offre ai giovani amministratori? Bruxelles viene percepita vicina o su un altro pianeta?
L’Europa offre grandi possibilità. Il problema è che l’Italia non è in grado di coglierle. Molti Stati hanno mandato a Bruxelles i loro migliori dirigenti e funzionari. Persone che, negli anni, hanno creato delle “autostrade” per avvicinare le Istituzioni europee al territorio. L’Italia, invece, oltre a non aver fatto questo, ha utilizzato le sedi europee solo per ricollocare politici “trombati”. E’ evidente che oggi l’Europa sia percepita dagli italiani come un altro pianeta. Come Anci Giovane (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) stiamo proponendo la creazione di un “erasmus” per giovani amministratori, proprio con l’obiettivo di condividere la nostra esperienza con giovani amministratori di altri Paesi europei e imparare da loro a cogliere le opportunità che l’Europa offre ma che in Italia rimangono sconosciute.