Non imbrattatori ma anche artisti. I writers

di Lorenzo Quilici

La street art vive in questi ultimi tempi un riconoscimento mai visto prima. Ormai è una nuova forma d’arte a tutti gli effetti. (Lorenzo Quilici)

1wrt Al giorno d’oggi, si sono fatti passi avanti nello sdoganamento del mondo dei writers, i cosiddetti graffitari: si è cominciato da alcuni anni a saper distinguere e valorizzare una forma di espressione adottata dai giovani che in alcuni casi assume la dignità di vera e propria arte.

Anche a livello istituzionale c’è stata un’apertura: nel 2009 è stato realizzato, grazie all’interessamento del Dipartimento della Gioventù afferente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il primo osservatorio internazionale sulla cultura del writing, il progetto “Do the Writing!” per raccontare la realtà della street art, strumento di arte e comunicazione giovanile, cultura espressa attraverso i graffiti, ben diverso da quello che sono meri atti vandalici e per incentivare l’attività di writing in maniera responsabile e rispettosa.

La street art è stata la voce di una generazione che ha inventato un nuovo modo di esprimersi e di comunicare con il mondo. L’arte di strada si è evoluta nel tempo lanciando di volta in volta messaggi diversi, di ribellione al sistema o di riqualificazione urbana. È stata una forma di protesta nuova, silenziosa, creativa e creatrice, consentendo a migliaia di ragazzi occidentali di potersi esprimere. I graffiti stanno meritatamente conquistando una propria dignità che può essere ulteriormente apprezzata se riconoscono i limiti del lecito e del bello.

“C’è una realtà dei writer che è molto diversa dal vandalismo. Chi imbratta muri e palazzi va certamente punito, ma io sono convinta che allo stesso tempo vadano incoraggiati i progetti di creatività urbana che i giovani possono mettere in campo” ha affermato a tal proposito l’onorevole Giorgia Meloni, molto attenta, oggi come durante il suo mandato da ministro della Gioventù, a questo specifico ambito giovanile.