Giovani e Istituzioni: intervista a Luigi Famiglietti

di Giovanna Imperato

In occasione del Workshop sui dialogo strutturato organizzato ad Avellino ,con SCM Luigi Famiglietti, Sindaco di Frigento e Coordinatore di Anci Giovane Campania, conversa di Giovani, istituzioni, futuro (Giovanna Imperato)

Luigi_Famiglietti

Dare possibilità ai giovani è una delle priorità in un Paese civile. In Italia, ciò accade limitatamente, ed è proprio per questo che si fa ricorso a strumenti come il dialogo strutturato europeo. Cosa ne pensa di questa sempre più diffusa metodologia di confronto tra giovani ed istituzioni?
Il dialogo strutturato "Confronto a più voci" ad Avellino rientra nel progetto "Supporto alla Rete Informagiovani", a cura di Anci Giovani Campania. Il progetto prevede un workshop per ogni provincia della regione. L'idea di impiantarlo sotto forma di dialogo strutturato è stata dell'Agenzia Giovani Provincia di Avellino. Credo che il dialogo strutturato vada implementato in Italia, poiché è una delle buone pratiche che ci viene suggerita dall'Unione Europea e viene diffuso soprattutto grazie al Programma Europeo Gioventù in Azione. E' uno strumento importante per aumentare il dialogo tra i giovani e le istituzioni, soprattutto per fare in modo che i giovani siano una parte proponente del processo istituzionale e il mio auspicio è che questa metodologia non venga utilizzata solo negli ambiti giovanili, bensì in tutti i contesti. E' un modo non solo per dare voce ai giovani e farli partecipare, ma per arrivare a decisioni istituzionali condivise dai giovani. Il dialogo strutturato tra giovani e istituzioni è una sorte di concertazione intergenerazionale che porta a risultati che devono essere condivisi. Quindi i giovani devono passare da soggetto passivo ad oggetto attivo di un processo.

 

Lei un Sindaco eletto giovanissimo: come giovane e rappresentante istituzionale, pensa che sia possibile innescare un cambiamento attraverso il dialogo strutturato europeo?
E' chiaro che è possibile innescare un cambiamento! Il dialogo strutturato mira alla condivisione  sia dell'iter che della risoluzione finale di un processo istituzionale da parte degli stakeholder. Penso che in ogni ambito ci debba essere una piena partecipazione da parte di tutti. Attraverso il dialogo strutturato si può realizzare al meglio una delle mission portanti che ha anche Anci Giovani, cioè condividere le buone prassi, che vengono realizzate a livello locale e regionale, creando una rete regionale.

 Qual è secondo Lei l'attuale condizione giovanile in Campania?
Purtroppo esistono luoghi comuni secondo i quali i giovani non si interessano alla politica, oppure che i giovani che lo fanno sono solo coloro che appartengono alle giovanili di partito, o addirittura che chi fa politica è da evitare, perché fare politica significa sperpero di denaro pubblico. Invece ci sono numerosi giovani che si impegnano nei loro comuni che decidono di mettersi a disposizione della comunità con grosso sacrificio, percependo un'indennità minima o addirittura non percependo nulla.
La Campania, insieme alla Lombardia, è la regione più giovane d'Italia, con la differenza che la Lombardia non ha un alto tasso di disoccupazione come il nostro. Quindi, la condizione giovanile in Campania non è delle migliori e le emigrazioni di questi anni sono tornate ai livelli degli anni '60. E' chiaro che non c'è vita facile per i giovani in Italia, ma in Campania questo disagio aumenta esponenzialmente.

Quali sono secondo Lei le basi fondamentali per costruire un cambiamento sia nei giovani che nelle istituzioni?
La cosa fondamentale è che ci sia un cambiamento di mentalità soprattutto nel Mezzogiorno. Innanzitutto bisogna che i giovani si interessino di più alla vita politica, alla vita pubblica e che si mettano in gioco. Quando ci sono dei giovani che si impegnano nella politica, significa che ci sono delle persone che hanno una prospettiva di lungo periodo che cercano di costruire un futuro diverso. Noi abbiamo bisogno proprio di programmare. La Campania è una delle ultime Regioni che utilizza i fondi europei, quindi c'è bisogno di una politica che impari a programmare e che impari a pensare allo sviluppo del territorio a lungo periodo. E tutto ciò passa attraverso un impegno diretto da parte dei giovani. Credo che a tutti i livelli della società si senta il bisogno che i giovani si impegnino in prima persona, poiché non possono delegare e non possono aspettare che qualcun altro gli risolva i problemi. In questo momento di crisi economica c'è bisogno dell'entusiasmo e della freschezza, della volontà e dello spirito di sacrificio dei giovani, come fanno ad esempio i ragazzi dei Forum Giovanili.