Riforma forense: la risposta degli studenti della Federico II
Mercoledì 31 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato la riforma forense, nuova disciplina dell’ordinamento della professione. Immediata la reazione degli studenti di giurisprudenza. (Francesco Cannone)
“Giustizia più efficiente con un'avvocatura ad alta qualificazione”, sostengono i deputati che hanno approvato la proposta di legge e guardano con apprensione al lavoro del Senato. Mentre, dall'altra parte, gli studenti di giurisprudenza, tutti insieme al di là degli orientamenti politici personali e dei singoli gruppi, si uniscono e si organizzano per far valere il loro “no”, per difendere il proprio futuro. Di seguito, il documento approvato dal Consiglio degli Studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell' Università “Federico II” di Napoli, solo la prima di una serie di iniziative contro il provvedimento in discussione.
"LETTERA COMUNICATO CONTRO LA RIFORMA:
Noi studenti della Facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli contestiamo apertamente la riforma forense approvata alla Camera il 31 ottobre. Non ci sentiamo rappresentati da chi sostiene questo progetto di legge volto formalmente a ridisciplinare il settore forense.
Dopo anni di studio e sacrificio non solo per gli studenti, ma anche per le loro famiglie costrette a sopportarne il gravame economico, i nostri parlamentari pensano che il ridimensionamento del numero degli avvocati in Italia possa essere ottenuto con l’iscrizione obbligatoria ad una scuola di specializzazione a pagamento. Una scelta deprecabile che crea un filtro di natura meramente burocratica e a parer nostro anticostituzionale in quanto lede i diritti dei “meritevoli privi di mezzi”.
Tutto questo crea un sapore corporativo. Il filtro che la classe politica ha intenzione di creare vede, tra l’altro, la possibilità di sostenere l’esame di abilitazione solo una volta l’anno. E’ inimmaginabile una limitazione di questo tipo considerando gli esiti degli ultimi esami di Stato e considerando che nella migliore delle ipotesi, se si è ammessi, trascorra un anno e mezzo prima dell’iscrizione all’Albo.
E’ incoerente un sistema che preveda da un lato la riduzione a diciotto mesi del tirocinio, di cui sei anticipati, e dall’altro l’obbligatorietà della scuola forense. In questo modo si prolunga la partecipazione alle lezioni ex cattedra e si svilisce l’intensità della pratica tanto auspicata dopo anni di studio. Questa è una riforma che non crea alcun tipo di stabilizzazione e di indipendenza reale per lo studente neolaureato in Giurisprudenza.
E’ una riforma che per limitare il numero degli avvocati in Italia pensa a qualsiasi rimedio giocando al gioco del bastone e della carota. Dobbiamo ripartire pensando alle vere falle del sistema e favorire una riforma che riconsideri un modello a misura di giurista.”