La laurea non cura la disoccupazione giovanile

di Francesca Elia

La “cara “ laurea non riesce a far diminuire il numero di giovani disoccupati nel nostro paese. Qual è il medicinale più adeguato? La competenza tecnica. (Francesca Elia)

giovani_lavoro_disoccupazione Il Censis, Centro studi Investimenti Sociali, nei giorni passati ha pubblicato i dati del Rapporto 2012 sulla situazione sociale, attuale, del nostro paese. Non c’è da meravigliarsi che la crisi economica abbia determinato una riduzione di immatricolazioni universitarie, in particolar modo presso le facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze politiche, Lingua e Pedagogia. Un calo di circa 3 punti percentuali rappresenta la consapevolezza che una laurea “non basta”. Il mondo del lavoro ricerca maggiori capacità tecnico-lavorative e un ‘Italia che sforna laureati di età media di 25 anni senza un bagaglio tecnico-professionale non sembra soddisfare tali esigenze.

Aumenta il numero di studenti che decidono di intraprendere carriere universitarie all’estero, "lo dimostrano i 60mila giovani che vanno a studiare fuori dal nostro Paese: non è un vezzo, ma una scelta verso università che danno maggior professionalizzazione", afferma Giuseppe Roma, direttore del Censis. Un’Italia che costa troppo e che si lascia abbandonare. Con l’odierna situazione economica i ceti medi non riescono a sostenere i prezzi in aumento di uno studio che non promette alcuno sbocco lavorativo. Il 78% delle famiglie italiane è convinto che indirizzare i figli verso istituti superiori tecnici sia la scelta migliore, questi ultimi hanno infatti registrato un aumento di iscrizioni del 1,19%, rispetto all’anno precedente; ci vuole pratica i soli libri oggi non servono a molto. Nell’era delle tre R: risparmio, rinuncia e rinvio, la laurea non costituisce più un valido scudo contro la disoccupazione.