Arte e legalità in scena con l'opera teatrale "Cantata"
A portare in scena lo spettacolo teatrale sulla legalità è l’Associazione culturale la Ribalta (di Gianfranco Mingione)
Con l’attore protagonista dell’opera Fabrizio Mineo, interprete degli ultimi quattro anni della piece, scopriamo come nasce l’opera, il cui attuale adattamento al testo teatrale lo si deve al regista Ulisse Marco Patrignani: “Il regista Patrignani porta in scena questo spettacolo da circa nove anni con le scuole, per le scuole. Il regista è innamorato del testo che è effettivamente una bella poesia”. In questa ultima trasposizione, poiché diverse ne sono state fatte, si è voluto dare un’interpretazione e non una lettura del testo. Ed ecco che così entra in scena la magia teatrale, si affaccia un protagonista come io molteplice narrante, un professore: “La cosa bella che ha fatto Ulisse Patrignani – afferma Fabrizio Mineo – è stata inventarsi il professore. Si è passati da una lettura o rilettura sui luoghi del testo alla creazione di un personaggio, il professore, che decide di parlare di mafia usando il libro “Cantata”, ed interpretando le varie vittime, dalle più famose alle meno note”. Un percorso, un viaggio narrativo di estrema attualità dove a parlare non sono solo i giudici uccisi dalla mano mafiosa, come i servitori dello Stato Paolo Borsellino e Giovanni falcone, ma anche le vittime più giovani, il futuro della vita, i bambini. Questo aspetto, come sottolinea l’attore protagonista, “è stato l’aspetto vincente di quest’opera, ovvero non parlare soltanto dei volti noti ma facendo entrare in scena anche i bambini, come il bambino tunisino di cui si ritrovò solo il corpo ma non si seppe mai il nome”. Solitamente nelle opere audiovisive, si è soliti leggere a conclusione dei titoli di coda che ogni riferimento a fatti, persone o luoghi esistenti, presentati nell’opera, sono da intendersi come puramenti casuali o nati dalla fantasia degli autori. In questo caso no. I fatti, i luoghi così come i bambini “invitati” a parlare, sono tutti, tragicamente reali. L’unico personaggio inventato è il professore, che si muove all’interno di una scenografia allestita in maniera minimale, con pochi oggetti simbolici – una lavagna, una cattedra, un giardino ed un baule che rappresenta la Sicilia e all’interno del quale vi sono oggetti legati ai vari personaggi. Fabrizio Mineo, “il professore”, è l’unico uomo a condurre le fila di una trama. Ad accompagnarlo poi in questo viaggio vi sono le musiche e le immagini: “La bellezza dello spettacolo – afferma Fabrizio Mineo – è racchiusa al’interno di un quadro composito, fatto di luci e immagini che scorrono dietro al palco”.
Le musiche sono opera di Luigi Parravicini e Marco Schiamone, quest’ultimo scrittore di musiche di scena per danza, prosa, cinema e una candidatura all’oscar nel 1997 con il film di Antonello De Leo “Senza parole”. Agli elementi musicali, ai quali negli anni si sono aggiunte ulteriori musiche come quella dei Modena City Ramblers, scelta dallo stesso Mineo, e tratta da un noto film di Marco Tullio Giordana “I cento passi” (che narra le vicende del giovane Peppino Impastato – Luigi Lo Cascio - ucciso dalla mafia siciliana negli anni settanta), si agggiunge la proiezione delle diapositive: “Questi due elementi – afferma il protagonista - la musica e le immagini, mi aiutano tantissimo ad interpretare e ad entrare nel testo”. Ma anche l’espediente linguistico viene valorizzato ed ha una sua logica funzionale. Si è scelto di far parlare i vari personaggi attraverso il proprio dialetto proprio per renderli ancor più reali, o meglio, per far si che fossero realmente loro a parlare: “Non vi è solo il dialetto siciliano – aggiunge il protagonista – come si potrebbe da subito pensare, bensì altre forme dialettali d’Italia, come a d esempio, il toscano della piccola Nadia, una bambina uccisa a dotto anni, la quale cerco di riportare con la sua “lingua”, il toscano, per renderla viva, credibile, reale”. Il giovane protagonista ci tiene poi a rimarcare quanto sia essenziale questo aspetto nella recitazione, nel teatro, poiché mantenendo la “propria caratteristica fonetica, il proprio accento, per me rappresenta una ricchezza per l’attore, perché la dizione troppo pulita, secondo me, tende a spersonalizzarti”. Nonostante ciò possa contrastare con gli studi accademici e le tesi sulla purezza della dizione, “avere un accento, afferma Mineo, è una ricchezza perché ti caratterizza nel movimento, come noi in questo momento che stiamo gesticolando come due imbecilli durante l’intervista!”
Veicolare valori positivi che aiutino i giovani nel loro percorso di crescita e formazione sociale, spingendoli verso una reale cittadinanza attiva e partecipata, vissuta in maniera positiva e felice. Tutto questo si può fare, oggi, è questo spettacolo dimostra come e quali mezzi abbiamo a disposizione per continuare a ricordare e a non dimenticare. Ma soprattutto può insegnarci a imparare, o almeno provarci, cosa è giusto e cosa è sbagliato: “Una delle cose più belle che mi è capitata durante i dibattiti avuti con i ragazzi dopo lo spettacolo, è stato quando due di loro mi hanno chiesto: ma non avete paura di subire un attentato? I ragazzi si erano resi conto che già il parlare di mafia e denunciare l’illegalità, spingendo le persone a combatterla, è combattere la mafia, dargli fastidio”.
Per avere ulteriori informazioni sullo spettacolo ed i luoghi che toccherà durante la stagione teatrale visitate il sito dell’Associazione www.ribaltateatro.it .
Di seguito alcuni lavori presenti su You tube dedicati a: Giovanni Falcone
http://it.youtube.com/watch?v=URUUUivg5XA&NR=1 Paolo Borsellino: Lezione sulla mafia http://it.youtube.com/watch?v=k_RzX8Tab4Q&feature=related Università di Catania: Antimafia e politica
http://it.youtube.com/watch?v=gk7BD1ciDzw
La “Cantata”, nata da un’adattamento in chiave teatrale del testo “Cantata per la festa dei bambini morti di mafia” scritto da Luciano Violante ha come attore protagonista il poliedrico artista Fabrizio Mineo, giovane trentenne che venerdì 5 dicembre 2008, al Teatro Europa di Aprilia, ha interpretato nuovamente un viaggio importante e denso di significato per la società civile.
L’opera teatrale “Cantata” , in scena da dieci anni nei vari teatri d’Italia, è un chiaro e mirabile trait d’union fra la vita reale e la sua rappresentazione artistica. Nello spettacolo, tratto dall’opera “Cantata per la festa dei bambini morti di mafia”, scritto da Luciano Violante, si recita sui luoghi di giovani vite spezzate: un invito a riflettere su cosa e chi, per mano di cosa, oggi non c’è più, nonostante si senta ancora la loro voce e la loro presenza. Sono i bambini, e non solo, della “Cantata”.Grandi e piccini si incontrano in un luogo ideale e ci fanno sperare che poi, alla fine di tutto, la speranza non muore mai ed un mondo migliore è davvero possibile. Il tema è forte, delicato e noto sia a chi vive nei luoghi martoriati e piagati dal flagello mafioso, sia a chi ne sente l’eco mediatico ma non ne vive gli effetti diretti.
“Cantata” è uno spettacolo per tutti e rivolto, soprattutto, a tutti, dai più piccoli ai più grandi. Un ulteriore punto di forza di questo spettacolo è anche quanto avviene dopo la messa in scena dello stesso: “Dopo i nostri matinée lavoriamo – sottolinea Mineo - con l’Associazione libera, Contrastamu e l’Associazione Falcone per aprire dibattiti con e fra gli studenti; cerchiamo di far capire ai ragazzi cos’è la legalità, il rispetto della legge, oltre a dare un messaggio di speranza che sia realistico e non utopistico”.
http://it.youtube.com/watch?v=URUUUivg5XA&NR=1
http://it.youtube.com/watch?v=gk7BD1ciDzw