Dalla Grecia pericolosi segnali di ribellione giovanile
Li chiamano “kukulòfori”, i promotori dell’ultima ribellione conosciuta in Europa (di Francesco Enrico Gentile)
Violenti, cappucci neri calati sulle facce imberbi di figli della buona borghesia greca, hanno per tre giorni riportato indietro l’orologio della Storia. Tre giorni di assalti, incendi, devastazioni, degni dei peggiori anni ’60 e’70 europei, dei tempi in cui non era raro che le manifestazioni di piazza si chiudessero in tragedia. Proprio una tragedia, la morte di Alexis Grigoropoulos, ha dato il via ad una ondata di violenze di cui si era persa memoria.
Aveva 15 anni Alexis, giovane rampollo di una ricca famiglia greca. Aveva partecipato con altri agli scontri tra polizia e manifestanti, seguiti all’assalto ad un furgone di poliziotti avvenuto nel quartiere di Exarchia, storica roccaforte anarchica.
Una violenza apparentemente gratuita, come tutte le violenze d’altronde, sufficiente però ad innescare una spirale estremamente pericolosa per la situazione greca. Difatti cosi’ e’ stato. Lo sciopero generale convocato dai Sindacati e dalle sinistre per protestare contro la crisi economica e le pessime condizioni di vita, si e’ trasformata in una imponente dimostrazione in solidarietà del ragazzo ucciso e contro la polizia.
I media di tutto il mondo hanno per giorni tentato di rispondere ad una domanda, secca e decisa: perché? Come è possibile un rigurgito di violenza tale in una Grecia che seppur in difficoltà è oramai pacificata? A prima vista si potrebbe parlare di un puro ribellismo giovanile. L’estrazione sociale dei manifestanti, provenienti dalle ricca borghesia ellenica, potrebbe indurre a considera il tutto come la reazione di una gioventù annoiata.
Ma forse si farebbe un torto alla verità, sottovalutando pericolosamente il dato di disagio e di difficoltà che le giovani generazioni elleniche,e non solo, provano da tempo a far emergere, anche se con metodi e forme ovviamente da condannare. C’e’ una inquietudine diffusa, che lega un ragazzo greco ad uno italiano. Insofferenza, incertezza, percezione forte di inutilità e scarsa fiducia nel futuro costituiscono una miscela esplosiva che la crisi economica in atto rischia di far detonare.
Una crisi che rischia di travalicare i confini dell’economia e della finanza e che sembra trasformarsi in un pericolosamente scricchiolio di identità.