Il rilancio del territorio napoletano attraverso il fundraising: intervista ai ragazzi di L.I.V.E.S.

di Pierpaola Cascione

Quattro giovani fundraiser napoletani si impegnano per lo sviluppo sociale del proprio territorio. (Pierpaola Cascione)

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Provengono dalle fila della Facoltà di Scienze Politiche, presso la Federico II, i quattro giovani che, conosciutisi durante un corso di perfezionamento in “Strategie e Politiche di Fundraising” organizzato dall’Università, hanno scoperto di avere una convinzione in comune: l’importanza del terzo settore per lo sviluppo sociale ed economico del proprio territorio. Questi ragazzi hanno quindi deciso di impegnarsi nel proporre strategie innovative che possano sostenere in maniera più incisiva gli interventi di utilità sociale posti in essere dalle varie realtà locali.
E’ da qui che nasce L.I.V.E.S ( Lavorare Insieme Verso un’Economia Sociale) associazione che si candida ad essere di supporto a tutte quelle realtà del terzo settore che con la crisi economica stanno riducendo il loro piano di azione.
Sono giovani, eppure hanno già riscosso ampio successo con le loro iniziative. ServizioCivileMagazine li ha intervistati per scoprire di più dei loro progetti.

Cosa vi ha spinto a creare un’associazione che si occupi di  fundraising?
A conclusione del nostro percorso di studi abbiamo messo in atto alcune attività per raccogliere fondi per la Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli. Dopo un anno di tirocinio, sempre più convinti dell’idea che il terzo settore abbia bisogno di cambiamento per poter sopravvivere e agevolati dalla possibilità di avvalerci delle competenze dei professori universitari,  i quali ci hanno incoraggiati e hanno messo  a nostra  disposizione volontariamente le loro competenze, abbiamo pensato che era il caso di formalizzare il nostro gruppo, impegnandoci ogni giorno di più in questo campo ed ecco che abbiamo costituito l’associazione L.I.V.E.S. 

Quali sono gli obiettivi della vostra associazione?
Il nostro obiettivo è quello di diffondere la cultura del fundraising, guidare le associazioni nell’attuazione di modelli sostenibili e creare reciprocità con il territorio. Dirigere le associazione verso la creazione di una governance stabile e funzionale, suguirle nella gestione delle attività per un radicamento sul territorio, guidarle nella comunicazione interna ma anche e soprattutto esterna per poter creare quel rapporto di fiduciua necessario per un’associazione che si deve basare sulla reciprocità.  

In concreto, come pensate di mettervi al servizio del terzo settore?
Della nostra idea hanno detto che è "fresca, giovane e può aprire molte strade al terzo settore". Noi, nel nostro piccolo, ci candidiamo ad essere promotori del cambiamento in un settore che ha bisogno di nuove strategie per sopravvivere alla crisi attuale, e intendiamo farlo con una fitta rete di relazioni sul territorio, per unire le parti sociali e per un intercambio di competenze. Inoltre insieme ad altri associazioni organizziamo seminari capaci di trattare temi sociali.  

Quali attività avete realizzato sino ad ora?
Con la Fondazione di Comunità per il Centro Storico di Napoli abbiamo iniziato a collaborare durante il periodo di tirocinio organizzando racolta fondi durante le sedute di lauree. In seguito abbiamo realizzato il progetto “pizza e po’ mò dono” e stiamo lavorando su un altro progetto chiamato “Napoli in side”, volto al coinvolgimento di associazioni napoletane con sede all’estero. Abbiamo inoltre contribuito all’organizzazione del ciclo dei seminari  “Campania Felix” volti alla sensibilizzazione su una serie di tematiche sociali quali ad esempio le ecomafie .

Avete più volte menzionato “Pizza e po’ mo’ dono”: parlateci di questo progetto che sta avendo un grande successo.
È un progetto che vede come protagoniste 10 pizzerie del centro storico di Napoli, nei mercoledì di novembre dicembre e uno di gennaio loro donano 0,25 cent su ogni pizza venduta. I fondi raccolti sono necessari al contrasto delle baby gang che rendono le strade poco sicure e intimoriscono i turisti. Questo progetto è stao accolto con molto entusiasmo sia dalle pizzerie che erano desiderose di fare qualcosa per il loro territorio, sia dalle persone che hanno apprezzato il gesto solidale e si sono recati il mercoledì in pizzeria  sapendo che quel giorno la “pizza è più buona”. 

Cos’altro bolle in pentola?
Abbiamo intrapreso una nuova collaborazione con l’associazione Amesci con la quale ci proponiamo di realizzare uno sportello d’informazione sulla mobilità internazionale dei giovani all’interno dell’università. Inoltre, sempre in collaborazione con AMESCI e con l’associazione studentesca ASU presto sarà organizzato un ciclo di seminari su diverse tematiche di interesse sociale.
Il nostro progetto più ambizoso è la realizzazione di una piattaforma di crowdfunding, che abbiamo già iniziato a realizzare. La nostra è una piattaforma con due peculiarità, è territoriale, dato che promette di promuovere progetto che vengano attuati escusivamente a Napoli ed inoltre è sociale, i progetti caricati devono avere e rispettare uno scopo sociale. Consideriamo la piattaforma uno strumento vincente in quanto riproduce quel senso di comunità che Napoli è abituata da sempre a vivere.